Scienza e Tecnologia

Le banane a rischio estinzione, un fungo sta distruggendo radici e frutto. Scienziati a lavoro

Le banane potrebbero sparire nel giro di alcuni anni dai banconi di negozi e supermercati, a causa di grave malattia fungina chiamata Tropical Race 4 (TR4), che da tempo sta devastando le coltivazioni di mezzo mondo. Tra gli scienziati in prima linea per cercare di risolvere il problema c’è un team della Queensland University of Technology, in Australia, che ha intrapreso un promettente progetto per creare delle banane invulnerabili al flagello. L’adorato frutto esotico ormai parte della nostra alimentazione da generazioni è infatti minacciato da un fungo che si propaga distruggendo le piantagioni di banani dalla radice al frutto, lasciando le piante rinsecchite e i frutti immangiabili. In Asia e Australia è già andato perduto il 30% delle coltivazioni e il fungo assassino si sarebbe già propagato raggiungendo l’Africa e il Medioriente. E se dovesse raggiungere i Caraibi e l’America Latina, culla dove vengono custodite l’85% delle banane del mondo il disastro sarebbe assicurato. La malattia TR4 è causata dal fungo Fusarium oxysporium, che ormai da un decennio sta decimando la produzione della banana Cavendish, una varietà che copre la quasi totalità delle esportazioni mondiali. L’epidemia, partita in Asia meridionale, si è diffusa in Australia, in Africa e in Medio Oriente, e secondo gli esperti è solo una questione di tempo prima che colpisca anche le grandi piantagioni dell’America Latina.

Studi autorevoli hanno confermato che attualmente non esiste arma in grado di combattere la TR4. Il parassita resiste a qualunque prodotto antifungino e, oltre ad essere molto contagioso, può rimanere inattivo per anni sotto forma di spora, per poi riattaccare con forza le radici dei banani. Il salvataggio delle banane potrebbe passare attraverso l’ingegneria genetica e i cosiddetti OGM. Il team della Queensland University of Technology, guidato dal biotecnologo James Dale, ha individuato una pianta chiamata Musa acuminata, che produce una banana “selvatica” immune alla TR4. Gli scienziati hanno localizzato e isolato i geni che conferiscono resistenza alla malattia, per poi inserirli all’interno della Cavendish. Le prove sul campo hanno fornito risultati positivi, dando vita a delle linee vegetali inattaccabili dal fungo. Nei prossimi tre anni, Dale e i suoi colleghi pianteranno migliaia di campioni per vedere se il ritocco genetico può davvero evitare l’estinzione delle Cavendish, senza andare a incidere su gusto e struttura del frutto. Il punto è verificare l’effettiva tenuta mostrata nei primi esperimenti e capire se la tecnologia può essere implementata su scala globale.

Sia chiaro, non tutte le banane sono a rischio (ne esistono decine di tipi diversi), solo la Cavendish, la nostra preferita, quella gialla, arcuata e senza semi che siamo abituati a gustare in tutte le salse. Tuttavia sarebbe proprio la comodissima assenza di semi a rendere la Cavendish così vulnerabile al fungo in questione poiché una pianta senza semi non si riproduce e deve essere riprodotta e coltivata in modo del tutto artificiale dall’uomo. Tanto è il rischio per l’amato frutto che ad ottobre la Fao ha stanziato la bellezza di 98 milioni di dollari per la ricerca e lo sviluppo di nuovi tipi di banana, nonché per la lotta al fungo che la uccide. Non tutto sembra però perduto, viste che dopo migliaia e migliaia di tentativi di incrocio genetico tra l’amata Cavendish e altre varietà di banana, a Taiwan sarebbe nato (sembra più per una botta di fortuna che per perizia scientifica) un incrocio chiamato Gctcv-219 dimostratosi resistente al fungo. Nonostante il nome poco musicale, la nuova varietà sarebbe più dolce della Cavendish ma dritta come un righello. Resta comunque aperta la caccia a nuove e diverse varietà fungoresistenti che ha portato i botanici e i ricercatori di tutto il mondo sin negli angoli più remoti delle Filippine e addirittura in Guinea, dove sembra che i portoghesi abbiano trovato per la prima volta il celebre frutto dell’amore.

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