Le firme non bastano, referendum riforma scuola non si fa. Il comitato: “Straordinaria esperienza”

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Per l’ufficialità bisognerà aspettare qualche giorno e la nota della Cassazione, ma pare certo che il referendum per abrogare 4 norme della legge 107, la cosiddetta “Buona Scuola”, non ci sarà. Lo ha comunicato al Comitato referendario il tribunale supremo dopo aver constatato che per i quattro quesiti sono state raccolte poco meno delle 500.000 firme valide. E poche migliaia di firme in meno non consentono di giungere alla prova referendaria. La Corte ha quindi dato appuntamento alle sigle che fanno parte del Comitato il 31 ottobre per la consegna delle varie “memorie”. Il mancato raggiungimento del tetto minimo arriva a sorpresa perché fino a pochi giorni fa i promotori hanno sempre ribadito che le firme avevano superato il mezzo milione. Il timore semmai era che la Corte di Cassazione potesse riscontrare irregolarità o imperfezioni procedurali e invalidare quindi un certo numero di firme. Ma, da quel che si apprende, è molto probabile che la Cassazione non abbia avuto neppure la necessità di effettuare una verifica accurata sulla documentazione depositata.

I questi abrogativi che si volevano proporre ai cittadini sono quattro e riguardano lo school bonus (detrazioni fiscali per chi fa donazioni a scuole statali o paritarie), la chiamata diretta dagli albi territoriali, il sistema di alternanza scuola lavoro e il bonus premiale. Il Comitato referendario, a ogni modo, pur in presenza dello stop arrivato dalla suprema corte giudica positivamente il cammino intrapreso. “E’ stata una straordinaria esperienza di confronto e che ha dato voce a centinaia di migliaia di cittadini, lavoratori, pensionati e studenti che con la loro firma hanno manifestato contrarietà per i contenuti di una legge che snatura il valore costituzionale della scuola pubblica”. E non si arrende: “Le associazioni e le organizzazioni sindacali che hanno dato vita alla campagna referendaria proseguiranno nel contrasto alla legge 107 e alle sue nefaste conseguenze per la scuola della Costituzione”. Una mano tesa arriva dal Pd. “Evitando di perdere tempo in un perenne conflitto demagogico, adesso – esorta Francesca Puglisi, responsabile scuola della segreteria nazionale – lavoriamo insieme per migliorare le croniche criticità che affliggono la scuola, sulla quale negli anni si sono affastellate norme contraddittorie che bloccano l’autonomia scolastica. L’attuazione delle deleghe contenute nella legge 107 e la riapertura del contratto, già annunciata dal governo, possono essere l’occasione del definitivo superamento delle incomprensioni e del rilancio della scuola pubblica”.