Per dieci lunghi anni, un ex funzionario delle risorse umane del ministero della Cultura parigino ha fotografato a loro insaputa le gambe delle donne che intervistava o le ha intossicate con dei diuretici con il preciso intento di vederle urinare davanti a lui. Sospeso solo nel gennaio 2019, il funzionario è stato incriminato il 24 ottobre. Una vicenda che oggi imbarazza il governo e le istituzioni d’Oltralpe visto che le denunce delle vittime sono rimaste inascoltate per anni. L’uomo proponeva alle sue vittime un tè o un caffè all’inizio del colloquio, prima di lasciarle per alcuni istanti e tornare con la bevanda in cui aveva diluito una dose di Furosemide, potente diuretico.
Seguiva una breve discussione durante la quale il funzionario discretamente fotografava le gambe delle candidate, prima di proporre loro di visitare i dintorni del ministero. Il percorso era stato abilmente progettato per evitare bagni pubblici, bar o ristoranti. Le donne avvelenate con il diuretico si vedevano costrette a urinare davanti a lui, o addosso, scrive Liberation, che ha raccolto la testimonianza di cinque vittime. “Questa è una folle vicenda di un perverso”, ha reagito oggi il ministro della Cultura Franck Riester su Europa 1, dicendosi stupito. E per una buona ragione. Il caso è stato rivelato il 15 giugno 2018 al Drac Grand Est, dove l’uomo è stato colto in flagrante da un collega nell’atto di fotografare le gambe di una sottoprofetto della Mosella. È stato licenziato.
E’ a questo punto che gli investigatori scoprono nel suo ufficio un file in cui il funzionario conservava un inventario dettagliato delle sue vittime. Più di 200 donne fotografate a loro insaputa o intossicate con i diuretici. Secondo Liberation, l’alto funzionario era noto da diversi anni come un “perverso” al ministero, dove la sua abitudine di fotografare le gambe delle donne a loro insaputa gli era valsa il soprannome di “fotografo”. Diverse persone avevano tentato di allertare i superiori e la polizia, senza successo. Nel 2015, una donna aveva cercato di presentare una denuncia qualche settimana dopo l’intervista al funzionario, ma era stata “ingannata” dalla polizia. Nel 2016, una delle vittime aveva inviato delle lettere a Fleur Pellerin e Audrey Azoulay, ministri della Cultura, anche in questi casi senza successo.