I proiettili che hanno colpito a morte i due pescatori indiani non sarebbero quelli in dotazione ai militari in servizio con la Nato e quindi dei due fucilieri di Marina, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. È quanto emerge dai documenti dell’autopsia sui due pescatori e consegnati dall’India al Tribunale di Amburgo in occasione dell’arbitrato internazionale.
LE PALLOTTOLE La pallottola estratta dalla testa di una delle vittime indiane, è lunga 31 millimetri, molto più grande delle munizioni calibro 5 e 56 Nato in dotazione ai marò, lungo appena 23 millimetri. L’incongruenza tra le dimensioni dei proiettili fu segnalata nel 2013 anche da Staffan De Mistura in un’audizione presso le commissioni esteri e difesa della Camera e del Senato, ma ora la conferma arriverebbe direttamente dai documenti indiani consegnati al Tribunale di Amburgo, dove è in corso l’arbitrato internazionale tra India e Italia sulla vicenda. Finora in India non è iniziato il procedimento giudiziario a carico dei due fucilieri italiani, a cause dello scontro sulla giurisdizione del caso, prima tra le autorità giudiziarie dello stato indiano del Kerala e quelle federali e poi tra India e Italia. Salvatore Girone e Massimiliano Latorre sono accusati di aver ucciso il 15 febbraio 2012 due pescatori indiani, scambiati per pirati, quando i due fucilieri del battaglione San Marco erano di stanza sulla nave mercantile Enrica Lexie, a largo delle coste indiane. Furono arrestati quando la nave attraccò in India su richiesta delle autorità locali.
L’EX MINISTRO “ “Questa ulteriore rivelazione dimostra con ancora più vigore quanto tutta questa macchinazione sulla colpevolezza dei due marò sia stata pretestuosa, strumentalizzata per fini politici e sia stata lasciata passare incomprensibilmente dal governo Letta e Renzi dopo quella disastrosa decisione di rimandare i due fucilieri in India il 22 marzo”, dice Giulio Terzi, diplomatico ed ex ministro degli Esteri. “Di fronte a queste prove della malafede indiana l’Italia deve alzare la visibilità su questo caso e dimostrare come siano state utilizzate procedure a nostro danno. Si tratta di un fatto importantissimo – prosegue Terzi – che dimostra come per tre anni l’India abbia tenuto nascosto un documento richiesto più volte dall’Italia contravvenendo a tutte le norme sulla cooperazione giudiziaria. Ma il fatto ancora più importante è che il documento è diventato pubblico solo grazie al Tribunale di Amburgo che lo ha concesso legittimamente, in base alla legge sulla trasparenza, mentre l’India non ha dato seguito alle rogatorie che io stesso e gli altri colleghi di governo avevamo fatto verso l’India affinché mandassero alla magistratura italiana tutte le prove raccolte e le analisi e gli accertamenti fatti su questo caso. Si è celato e non si è dato corso a quello che l’Italia chiedeva, si teneva nascosto un elemento così importante per tenere in piedi una costruzione assurda di colpevolezza nei confronti dei nostri due soldati, che da questo documento dimostrano assoluta estraneità alla cosa – rimarca l’ex ministro. È importante che questo aspetto venga ripreso con grande fermezza dall’Italia nei confronti dell’India, che è contravvenuta a tutte le norme sulla cooperazione giudiziaria”.