Per più di dodicimila anni le pietre della Valle Camonica, in provincia di Brescia, sono state il supporto privilegiato da generazioni di incisori, che hanno prodotto una delle più ampie collezioni di graffiti preistorici del mondo: 250.000 figure, sparse in 180 località di 24 comuni, che dal 1979, quale primo sito italiano, sono state inserite nella lista del patrimonio mondiale dell’Unesco. Un tesoro diffuso, sottolinea Sergio Bonomelli, presidente del gruppo istituzionale di coordinamento del sito, caratterizzato da una continuità storica stupefacente: “Noi abbiamo incisioni che risalgono a 13.000 anni fa, ma poi, con una continuità straordinaria, si arriva fino all’occupazione romana della Valle Camonica che risale al primo secolo avanti Cristo. Una continuità dovuta sicuramente al tipo di conformazione geografica del territorio, una valle abbastanza chiusa, ma accogliente perché ricca di animali e con un clima molto temperato”.
In effetti le incisioni si trovano in un’area già ricca di tesori naturali, come il ghiacciaio dell’Adamello e le fonti termali, e oggi si cerca di mettere tutto a sistema. “Questa è una scena molto interessante, intanto per la ricchezza e la qualità delle figure che qualcuno ha definito addirittura la Cappella Sistina della Valle Camonica. Quest’altra è invece una scena poco ricorrente perché vi compaiono molte figure femminili che in un popolo di cacciatori ricorrono molto raramente a dare il segno che anche la donna avesse un suo ruolo”. Si tratta, come nel caso della celebre rosa camuna, di rappresentazioni simboliche anche se non mancano esempi di stile puramente naturalistico. “Ha un copricapo che sembra quello di un bersagliere, noi lo chiamiamo il ‘sacerdote che corre’ e colpisce per la sua straordinaria dinamicità, una figura proprio in atteggiamento di corsa”. All’interno del parco principale c’è perfino un vigneto, non certo preistorico, ma dal quale si ricava un ottimo vino rosso.