“Denunceremo ancora più persone che rovinano la vita del nostro Paese”. Queste le ‘ultime parole’ di Aleksey Navalny, 47 anni, condannato a 19 anni di carcere per “estremismo” e morto oggi in regime duro di detenzione. Le frasi erano state citate in un video di Novaya Gazeta: si tratta di un intervento dalla colonia correzionale n. 2 della città di Pokrov nel 2022, durante il quale Navalny aveva avuto l’ultima parola nel caso di “frode”, relativo alle donazioni al suo Fondo Anticorruzione.
E suonarono come una sfida: “Voglio, cogliendo l’occasione dell’ultima parola, fare anche un annuncio ufficiale per coloro che credono che il Fondo Anticorruzione si fermerà, rallenterà, diminuirà… Forse qualcuno spera in una sorta di orrore dopo il verdetto. No! Non solo non si fermerà, ma il Fondo anticorruzione diventerà globale” disse. “Faremo più video, faremo più indagini, smaschereremo ancora di più di quelle persone che rovinano la vita nel nostro Paese. Pertanto, il Fondo anticorruzione non potrà che crescere e diventare internazionale” aveva poi aggiunto.
Alla fine di dicembre, gli Stati Uniti si erano detti “profondamente preoccupati” per le “condizioni di detenzione” di Aleksey Navalny, chiedendone il rilascio. Navalny stava scontando una pena detentiva in una remota colonia penale nell’Artico, in condizioni molto difficili. I suoi molteplici processi sono stati ampiamente denunciati come politici e come un modo per punirlo per la sua opposizione a Vladimir Putin. È stato arrestato nel gennaio 2021 al suo ritorno dalla Russia dalla convalescenza in Germania per un avvelenamento di cui attribuiva la colpa al Cremlino. Da allora ha alternato soggiorni in isolamento a condizioni di detenzione più o meno rigide. Sino alla notizia odierna: “Il 16 febbraio 2024, nel centro penitenziario n. 3, il prigioniero Navalny Aleksey si è sentito male dopo una passeggiata”, ha dichiarato oggi in un comunicato il servizio penitenziario russo della regione artica di Yamal.
In questi anni nonostante le sue molteplici condanne, Navalny ha continuato ad attaccare il presidente russo Vladimir Putin, descritto da lui come un “nonno nascosto in un bunker”, perché il leader del Cremlino appariva raramente in pubblico. Nel suo processo per “estremismo”, si permise anche di criticare “la guerra più stupida e insensata del 21esimo secolo”, riferendosi all`assalto russo all`Ucraina, che una legge russa vieta di commentare. Il movimento di Navalny è stato metodicamente sradicato dal governo di Mosca negli ultimi anni, spingendo i suoi collaboratori e alleati all’esilio o al carcere, mentre in Russia sono previste nuove elezioni presidenziali per marzo, dove Putin è il candidato strafavorito. Per un quinto mandato dal 1999, il terzo consecutivo. In un messaggio pubblicato il primo febbraio dal suo team sui social network, Navalny ha invitato a manifestare in tutta la Russia durante le elezioni presidenziali previste dal 15 al 17 marzo.
Oggi l’attivista russo per i diritti Oleg Orlov ha affermato che la morte di Navalny in prigione è stata un “crimine del regime”. “È un crimine del regime. È evidente”, ha detto Orlov lasciando il tribunale di Mosca, dove era sotto processo per aver denunciato la guerra in Ucraina. “È un omicidio. È un crimine e spero che prima o poi le persone si assumano la responsabilità legale”. Intanto il politico russo pacifista Boris Nadezhdin ha detto che stava pregando affinché le informazioni sulla morte di Navalny si rivelassero false. “Navalny è una delle persone più talentuose e coraggiose della Russia”, ha scritto Nadezhdin nel suo canale Telegram. La scorsa settimana i funzionari elettorali russi hanno respinto la candidatura presidenziale di Nadezhdin, esponente dell’opposizione liberale e attivista pacifista. askanews