Le verità di Alfano sul crack del Pdl

Botta e risposta nel centrodestra. Il leader Ncd e ministro dell’Interno, Angelino Alfano, replica a Berlusconi che oggi in un comizio a Milano ha definito gli ex pidiellini come persone che hanno perso l’onore. Lo sfogo del presidente Ncd è un chiarimento di fronte agli elettori del Popolo della Libertà. “Per rispetto verso gli italiani, la competizione elettorale non può basarsi su false verità perché la falsità non diventa verità anche se viene ripetuta. E per evitare che queste falsità siano reiterate, intendo ricordare la verità dei fatti che hanno portato alla nascita del Nuovo Centrodestra”. Quattro verità.

Prima verità. Alfano spiega che i parlamentari di Ncd sono stati “cacciati” dal Pdl, dopo un Ufficio di presidenza di mezz’ora. “Noi siamo stati eletti con il Popolo della Libertà e non abbiamo mai cambiato partito e volevamo restare deputati e senatori del Popolo della Libertà.

Seconda verità. “Volevamo continuare a usare il simbolo del Pdl, perché volevamo continuarne la storia e gli ideali, ma non ci è stato consentito. Così abbiamo deciso, senza aprire polemiche, di rinunciarvi e abbiamo fondato il Nuovo Centrodestra che è un nome e anche un obiettivo”. Alfano continua.

Terza verità. “Nel corso dell’intervento pronunciato il 4 agosto, dopo la condanna, dal palco sotto Palazzo Grazioli, il presidente Berlusconi aveva assicurato agli italiani che avrebbe distinto la sua vicenda giudiziaria dal destino dell’Italia, della nostra Patria. Noi – sottolinea Alfano – abbiamo seguito la strada che ci aveva indicato, per l’impegno d’onore con gli elettori del Popolo della Libertà e con tutti gli italiani. Alfano si difende e afferma. “Altri hanno scelto una strada diversa che ha portato quel partito a una posizione politica ambigua, né di maggioranza, né di opposizione, né di carne, né di pesce”.

Quarta verità. Il Pdl dai consensi che ruotavano intorno al 30%, non esiste più. “Erano i tempi, drammaticamente vicini eppure così lontani, in cui il Popolo della Libertà era un movimento politico che riduceva le tasse sulla casa e, alla guida del ministero delle riforme, aveva in mano il timone del cambiamento del Paese e al suo leader incontrastato, Silvio Berlusconi. Oggi, quel leader dice che accende un cero se Forza Italia, che evidentemente emoziona molto meno del Pdl, raggiungerà il venti per cento”. (Il Tempo)