Ricchi o poveri, settentrionali o del Sud, circa 20 milioni di italiani (19,6) sono costretti a mettere mano al portafogli per pagare le prestazioni sanitarie che non riescono a ottenere dal Servizio pubblico. Liste d’attesa invalicabili o chiuse spingono i pazienti a rivolgersi al privato per curarsi: Lea (Livelli essenziali di assistenza) negati a 1 italiano su 3. La fotografia emerge dal IX Rapporto Rbm-Censis sulla sanita’ pubblica, privata e intermediata che rivela come la spesa privata sia salita a 37,3 miliardi di euro: +7,2% dal 2014 mentre quella pubblica registra un -0,3%. Il 62% di chi ha effettuato una prestazione sanitaria nel sistema pubblico, ne ha fatta almeno un’altra nella sanita’ a pagamento: il 56,7% delle persone con redditi bassi, il 68,9% di chi ha redditi alti. Nell’ultimo anno il 44% degli italiani si e’ rivolto direttamente al privato per ottenere almeno una prestazione sanitaria, senza nemmeno tentare di prenotare nel pubblico. E’ capitato al 38% delle persone con redditi bassi e al 50,7% di chi ha redditi.
In 28 casi su 100, i cittadini, visto che i tempi d’attesa erano eccessivi o dopo aver trovato le liste chiuse, hanno scelto di effettuare le prestazioni a pagamento (il 22,6% nel Nord-Ovest, il 20,7% nel Nord-Est, il 31,6% al Centro e il 33,2% al Sud). I numeri parlano chiaro: per una visita endocrinologia nel sistema sanitario pubblico si aspetta in media 128 giorni, 114 per una diabetologica, 65 per una oncologica, 58 giorni per una neurologica, 57 per una gastroenterologica, 56 per una visita oculistica. Tra gli accertamenti diagnostici, racconta il rapporto, ci sono in media 97 giorni d’attesa per una mammografia, 75 per una colonscopia, 71 per una densitometria ossea, 49 giorni per una gastroscopia. E nell’ultimo anno il 35,8% degli italiani non e’ riuscito a prenotare, almeno una volta, una prestazione nel sistema pubblico perche’ ha trovato le liste d’attesa chiuse.
“I forzati della sanita’ pagano di tasca propria a causa di un Ssn che non riesce piu’ a erogare in tempi adeguati prestazioni incluse nei Lea e prescritte dai medici”, si legge nell’indagine. E nell’ultimo anno il 35,8% degli italiani non e’ riuscito a prenotare, almeno una volta, una prestazione nel sistema pubblico perche’ ha trovato le liste d’attesa chiuse. “La spesa sanitaria privata media per famiglia ha raggiunto quota 1.437 euro. Nel 2019, le prestazioni sanitarie pagate dai cittadini, passeranno da 95 a 155 milioni. Occorre pianificare un veloce passaggio da una sanita’ integrativa a disposizione di pochi – circa 14 milioni di italiani hanno una polizza sanitaria – ad una sanita’ integrativa diffusa, un vero e proprio Welfare di Cittadinanza”, ha spiegato Marco Vecchietti, amministratore delegato di Rbm Assicurazione Salute.
La necessita’ di pagare personalmente cresce in base al proprio stato di salute: per i cronici la spesa sanitaria privata e’ in media del 50% piu’ elevata di quella ordinaria, per i non autosufficienti e’ di quasi 3 volte quella ordinaria. Per gli anziani la spesa sanitaria privata e’ in media il doppio di quella ordinaria. Secondo Vecchietti, “non e’ piu’ sufficiente limitarsi a garantire finanziamenti adeguati alla sanita’ pubblica, e’ necessario affidare in gestione le cure acquistate dai cittadini al di fuori del Ssn attraverso un secondo pilastro sanitario aperto. Bisogna raddoppiare il diritto alla salute degli italiani”.