di Marco D’Auria
Ed è di questo che si parlerà al “Cantiere”, l’incontro organizzato dalla Lega oggi a Parma, “in cui i politici ascolteranno e una dozzina di imprenditori ed economisti spiegheranno il centrodestra e l’Italia che hanno in mente. Da Ettore Gotti Tedeschi a Massimo Gandolfini fino a Stefano Cordero di Montezemolo”, ha spiegato Salvini. Ci sarà Giorgia Meloni dei Fratelli d’Italia ed esponenti di primo piano di Forza Italia. “Per il centrodestra a Parma sarà l’inizio del nuovo corso. Si parlerà di programmi, non di alleanze di accordi o cose del genere – ha spiegato Maroni -. Parleranno esperti esterni alla Lega, per un invito a tutto il centrodestra sulle proposte. È il Cantiere, il luogo dove si costruisce. È l’inizio di un percorso che auspicabilmente deve portare a ricompattare il centrodestra su un programma concreto che sia competitivo con il “Rexit”, come l’ha definito Salvini, il Renzi-exit”. Un’apertura al mondo non leghista che ricorda agli Stati generali del Nord, voluti da Maroni nel 2012 a Torino, a cui parteciparono, tra gli altri, Giorgio Squinzi, Raffaele Bonanni, Corrado Passera. In mancanza di indicazioni chiare dall’ex alleato Berlusconi, ora convalescente, l’appuntamento di Parma sembra rispondere però più alla necessità di tornare a parlare di contenuti, – esigenza espressa da alcuni esponenti dopo il calo di attenzione rilevato nei confronti dei piccoli e medi imprenditori lombardi – che a sperimentare un laboratorio politico per un futuro centrodestra.
Archiviata la speranza di elezioni anticipate, i riflettori leghisti sono puntati sul referendum sulla riforma. “Finché non apre a una successione, a un cambiamento – ha spiegato una fonte interna – procediamo con il freno a mano tirato: Berlusconi. Ora non abbiamo un campo libero da coltivare. Basta notare che le sconfitte sono quasi tutte legate a Forza Italia”. Riguardo la Brexit, la Lega lascia aperta la possibilità di salvare “l’Europa” in quanto tale, ma “non questa Ue”. E rimane in attesa anche di capire che cosa faranno gli altri Stati. Dopo aver criticato anche molto pesantemente le politiche Ue, ha festeggiato la decisione britannica di uscire dall’Unione ma non ha voluto affondare il colpo. “Questa è l’ultima chiamata – ha affermato Salvini -. Noi siamo costruttivi. A me piacerebbe che i miei figli crescessero in Europa. Ma la Ue è la negazione dell’Europa. Qui non c’è in ballo l’Europa ma l’Unione europea, che è la camicia di forza dell’Europa”. Parole tutt’altro che lepeniste anche da Maroni, che a chi gli ha chiesto che cosa si intende in Lega quando si dice ‘siamo costruttivi’, ha replicato: “Non siamo anti europeisti, siamo neoeuropeisti o euroscettici, perché riteniamo che vadano cambiate le regole”.
“Non ci piace – ha spiegato – un’Europa che punta solo a penalizzarti e ti dice che cosa non puoi fare e considera la parola “aiuto” come cosa negativa”, che vieta gli “aiuti di Stato”, che “punta solo al pareggio di bilancio e non sulla crescita”. “L’Europa vuole autodistruggersi o vuole continuare? Noi siamo disponibili a discutere”. Quindi, nessuna pietra tombale sull’Unione europea. Almeno per ora. Ma i britannici hanno offerto con il loro voto “l’ultima chance all’Europa di cambiare e di essere qualcosa per cui valga la pena stare assieme”. Salvini ha parlato del voto britannico come di un esercizio “di democrazia” e ha auspicato che anche in Italia si possa votare sull’argomento perché la Costituzione vieta di esprimersi sui trattati internazionali: “Andremo fuori dal Parlamento per raccogliere le firme per una legge di iniziativa popolare per permettere anche agli italiani di votare”, ha detto. “O l’Europa si ferma, prende in mano i Trattati, li cambia e li riscrive, oppure ogni popolo va sulla sua strada. Dopo gli inglesi ci saranno gli olandesi, poi i francesi… l’importante è che gli italiani non siano gli ultimi ad abbandonare la barca”.