Snobba le istituzioni ma vuole governare. Sono le due facce della Lega Nord dove non tutto cambia con la svolta nazionale impressa da Matteo Salvini. Se il segretario federale del Carroccio nei suoi discorsi ora scandisce parole e slogan un tempo considerati impronunciabili, come ‘patria’ e ‘prima gli italiani’, in occasione della festa della Repubblica, il Movimento e’ tornato compatto alle ‘vecchie’ tradizioni: boicottare le celebrazioni per il 2 giugno. Mentre alla parata di Roma infatti sfilavano i sindaci delle citta’ colpite dal terremoto in Centro Italia, al Nord e’ andata in scena la protesta dei ‘padani’. La quasi totalita’ dei primi cittadini leghisti in carica ha aderito all’appello di Matteo Salvini che mercoledi’ scorso aveva scritto ai circa 300 sindaci e 3.000 amministratori leghisti perche’ si tenessero “lontani da qualsiasi celebrazione”. “Noi non facciamo le comparse, in questo Paese c’e’ davvero poco da festeggiare, con i prefetti che stanno riempendo l’Italia di immigrati”, aveva detto. La gran parte degli amministratori ha risposto alla ‘chiamata’ del ‘capitano’ leghista. A partire dai due governatori, Luca Zaia e Roberto Maroni. Il primo rivendica di non aver mai festeggiato la ricorrenza, il secondo, che come ministro dell’Interno era uso a partecipare alla cerimonia a Varese (una volta anche alla parata romana), era assente per una leggera indisposizione (ha delegato il sottosegretario alla presidenza della Regione, Gustavo Cioppa, e l’assessore al Welfare, Giulio Gallera, a partecipare in sua vece alle celebrazioni milanesi). In Lombardia, la quasi totalita’ dei 160 sindaci della Lega ha disertato le celebrazioni organizzate nei capoluoghi di provincia dalle prefetture, ha spiegato il responsabile enti locali della Lega lombarda, Giovanni Malanchini, che e’ anche sindaco di Spirano, nella Bergamasca.
Tra i tanti, si segnalano i casi di Saronno e Palazzago. A Saronno, nel Varesotto, ha fatto discutere la decisione del sindaco Alessandro Fagioli di non tenere le celebrazioni che si svolgevano ogni anno in piazza Liberta’. Contro la presa di posizione di Fagioli, il Pd ha organizzato stamane un flash mob con bandiere tricolore e spille. A Palazzago, in provincia di Bergamo, il primo cittadino Michele Jacobelli ha, invece, portato la giunta al completo al raduno annuale degli alpini sul Monte Linzone. “Con gli alpini del gruppo di Palazzago abbiamo aperto un conto corrente subito dopo il terremoto nel centro Italia per consegnare il ricavato oggi, data scelta da me non a caso, alla sezione Associazione nazionale alpini di Bergamo”, ha spiegato, contattato al telefono. Nella Lega diventata ‘nazionale’ di Salvini, il senso della protesta e’ declinato in maniera un po’ diversa dal passato: non e’ piu’ contro la Repubblica in se’ o i suoi simboli, come il tricolore, oggetto delle invettive di Umberto Bossi per decenni. Ma soprattutto contro una festa che si celebra nelle prefetture: contro i prefetti, che Salvini vorrebbe eliminare, e la gestione dei migranti da parte del governo. “Dei 160 sindaci lombardi vi sfido a trovarne uno che ha preso parte a questa festa, che non e’ sentita neanche dagli alpini”, ha sostenuto Malanchini, che rivendica con orgoglio di aver tenuto gli sportelli del Comune di Spirano aperti il 17 marzo 2011 per i 150 anni dell’unita’ d’Italia.
“L’appello di Salvini ha poi rafforzato le nostre posizioni – ha proseguito -. Soprattutto sul tema dell’accoglienza degli immigrati: la nostra e’ anche una protesta contro i prefetti, che hanno fatto da braccio operativo del governo, scavalcando i sindaci”. “Io sono al mare – gli fa eco Giovanna Gargioni, sindaco di Borghetto lodigiano -. Non mi va di festeggiare per come ci stanno trattando i prefetti che ci sorpassano con gli affidamenti diretti degli immigrati”. In provincia di Varese, i sindaci leghisti – circa una trentina – hanno quasi tutti boicottato le celebrazioni organizzate dalla prefettura. “E’ sempre stato una festa poco sentita dai sindaci leghisti, ora poi si somma l’ipocrisia di chi sottolinea le opportunita’ che ci sono in questo Paese, pur di accogliere gente”, ha sostenuto il sindaco di Morazzone, Matteo Bianchi. Il collega di Gallarate, Andrea Cassani, si e’ limitato ad andare nella sede della camera di commercio a consegnare onorificenza a un concittadino. “E’ una battaglia politica contro i prefetti – ha affermato -: non sono piu’ gli interlocutori dei cittadini sul territorio, e non solo per la gestione degli immigrati”. A Saronno, la decisione di Fagioli di non tenere alcuna celebrazione, come succedeva negli anni scorsi, ha suscitato polemiche. “Storicamente, a Saronno, la festa del 2 giugno coincide con la ricorrenza della fondazione dell’associazione paracadutisti che organizzava lanci in piazza Liberta’, al mattino, e nel campo sportivo, al pomeriggio”, ha ricordato il sindaco. “Quest’anno i paracadutisti hanno deciso di non fare attivita’ di lanci” in centro, ha continuato Fagioli e, “tenuto conto che negli ultimi mesi alcuni gruppi di antagonisti ci hanno devastato la citta’ ogni volta che c’e’ stata una manifestazione pubblica, ho deciso, anche per ordine pubblico, di non organizzare l’alzabandiera, l’inno nazionale e tenere il discorso del sindaco”.
“Ho fatto una scelta contestabile”, ha ammesso, “ma non sono venuto meno ai miei doveri istituzionali, perche’ il Comune non e’ tenuto a organizzare nulla: le feste nazionali si tengono nei capoluoghi di provincia o a Roma. E comunque il fatto che non si celebri a Saronno il 2 giugno non vuol dire che qui venga a mancare il senso della Repubblica e il rispetto delle istituzioni”. “I fondi che consegnamo oggi all’Associazione nazionale alpini verranno utilizzati per costruire quattro centri polifonzionali nelle quattro regioni terremotate”, ha spiegato Jacobelli, dal Monte Linzone, dove si trova con la sua giunta. “C’e’ chi si riempie la bocca di retorica per poi riempire l’Italia di presunti profughi a discapito degli italiani”, ha proseguito. “Io mi chiedo chi e’ piu’ patriota: un sindaco della Lega Nord che difende la sua gente o chi invece dimostra di non avere a cuore il vivere ordinato, sicuro e civile degli italiani e quindi importa ‘futuri schiavi’ cancellando in proiezione le nostre popolazioni?”. Salvini, dal canto suo, ha fatto sapere che oggi sara’ in provincia di Pistoia, in un piccolo Comune, Marliana, per manifestare “a nome di tutti i sindaci che lottano ogni giorno contro l’invasione di clandestini”. Su Facebook, il segretario federale della Lega ha elogiato i “parecchi” sindaci dei Comuni terremotati che non hanno partecipato alla parata romana. “Bravi e coraggiosi, loro”, ha scritto, “vergognosi i giornalisti di radio e tv che li hanno ignorati per celebrare la sfilata dell’ipocrisia e dell’immigrazione”.