Lega Nord, continua il duello Salvini-Bossi. Il ‘peso’ del Senatur su leadership di Matteo

IL CARROCCIO SI INCEPPA ”Con la felpa e la ruspa non si va lontano, senza una prospettiva concreta”, avvertono i bossiani. Il Congresso nazionale è ancora un miraggio

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Una Lega di ‘lotta’ e una di ‘governo’ non basta a giustificare lo scontro in corso tra Matteo Salvini e Umberto Bossi. Ogni giorno che passa, infatti, i toni diventano sempre più accesi ed esasperati tra i due leader. Al punto che il peso politico del Senatur (sempre amato dalla ‘base’) rischia di mettere dei granellini di sabbia nell’ingranaggio del potere salviniano su via Bellerio. L’affondo di Bossi alla festa di Magenta (‘Salvini non può fare il leader, non ne è all’altezza’) è solo l’ultimo di una serie lanciati contro il giovane segretario del Carroccio. In realtà, la partita tra i due non è solo politica, ma personale e parte da lontano. Da quando cioè, spiegano, Bossi è stato escluso dalla stanza dei bottoni del partito, prima da Roberto Maroni e poi da Matteo Salvini, che ha ereditato un partito ai minimi storici con i conti in rosso ed è stato costretto a licenziare tutti i dipendenti, chiudere il giornale, tagliare i costi al massimo. E proprio una questione di ‘danè’, riferiscono alcuni salviniani, potrebbe essere uno dei motivi del braccio di ferro tra Salvini e Bossi. Roberto Calderoli prova a gettare acqua sul fuoco: ”Bossi sta mantenendo la posizione che ha sempre tenuto. La sua e quella di Salvini sono posizioni diverse, non ci vedo nulla di trascendentale”. E ancora: ”Non ci vedo nulla di particolare, tant’è che a Pontida Salvini ha detto ‘Va bene, comunque da Bossi accetto tutto’. Questa differenza di vedute non fa male all’immagine del partito, sono due posizioni assolutamente compatibili”, assicura il vicepresidente del Senato, uno degli uomini chiave del Carroccio salviniano.

Peccato che il duello Umberto-Matteo, anche se tra alti e bassi, dura ormai da molti mesi e ha superato il livello di guardia al tradizionale raduno di Pontida. I bossiani non ci pensano ad abbassare la guardia. Molti lavorano sotto traccia a favore del loro ‘capo’ di sempre. Salvini e i suoi fedelissimi lo sanno bene. Ma non possono nulla di fronte alle intemerate e alle uscite del Senatur, che resta pur sempre il fondatore del movimento. Le mediazioni di Giancarlo Giorgetti e di Gian Marco Centinaio, tra gli altri, per ora non hanno portato a ricuciture. Eppure, assicurano i salviniani, tante volte Salvini nei suoi faccia a faccia con Bossi avrebbe chiesto cosa c’è che non va, dove sta sbagliando. E l’ex ministro delle Riforme, riferiscono le stesse fonti, avrebbe risposto con un rassicurante ‘Hai ragione Matteo, vai avanti così’, per poi lanciare j’accuse in pubblico tipo quello di Magenta. Sarà qualche malumore dovuto alla mancanza di una linea di partito chiara. ”Con la felpa e la ruspa non si va lontano, senza una prospettiva concreta”, avvertono i bossiani. Il Congresso nazionale, fanno notare, è ancora un miraggio. Nelle prossime settimane ci sarebbe dovuto essere un Consiglio federale, ma allo stato, non c’è alcuna convocazione ufficiale. Sarà che Bossi rimpiange la Lega dura e pura delle origini e vorrebbe tornare ai vertici del partito, perché così si sente isolato, privo di autonomia decisionale e finanziaria. Di certo, le tensioni non mancano. “Solo il tempo”, assicurano, “potrà dissipare vecchie ruggini” e mettere pace tra i due duellanti.