Nessuna iniziativa “eclatante” contro la sentenza del blocco dei conti della Lega, come promesso alla vigilia. Né alcuna “grande novità”, come preannunciato ad agosto, su un accordo nel centrodestra in vista delle elezioni. E nemmeno un sostegno particolarmente insistito al referendum sull’autonomia di Veneto e Lombardia, battaglia attorno alla quale era stata annunciata Pontida 2017. Lo storico raduno del popolo leghista nella cittadina lombarda ha fatto piuttosto da sfondo all`autocandidatura di Matteo Salvini a premier per il centrodestra e per un doppio botta e risposta: con Silvio Berlusconi, sulla leadership – che l’ex premier rivendica per Forza Italia e che Salvini vuole attribuire “a chi prende più voti” – e con Umberto Bossi, che per la prima volta nella storia del Carroccio non ha parlato dal palco perché escluso dalla scaletta degli interventi, sancendo di fatto il distacco definitivo con l’anziano ex leader.
Dopo il bagno di folla e il giro dei gazebo sul pratone con la felpa “Salvini premier”, scelta come slogan della manifestazione con striscioni e magliette, il leader leghista ha lanciato dal palco “la lunga marcia per cambiare il Paese” snocciolando i suoi classici cavalli da battaglia: dalla sicurezza all’immigrazione, dalla difesa dei prodotti italiani all’introduzione del minimo salariale orario e alla reintroduzione del reato di clandestinità. Fino alla promessa di eliminare – una volta al governo – non solo la legge Fornero e la riforma sulla “Buona scuola”, ma anche le leggi Mancino e Fiano “perché la storia non si processa”. Ancora, lasciare “mano libera” alle forze di polizia “per portare pulizia e sicurezza alle nostre città” e introdurre l’elezione diretta dei giudici “perché chi sbaglia paga”. Salvini ha toccato quasi tutti i temi del repertorio leghista, quasi una presentazione del suo programma di governo sul quale ha chiesto, con la formula di un retorico plebiscito, l`investitura “del popolo perbene” del pratone. “Vi chiedo di dire sì o no”, ha ripetuto più volte pronunciando punto per punto le proposte leghiste e raccogliendo puntualmente il consenso per acclamazione.
“È l`ultima Pontida con la Lega all`opposizione e la sinistra al governo”, ha promesso, mentre sul retro del palco Umberto Bossi ascoltava in disparte, senza poi poter intervenire. È stato lo stesso Bossi a dire esplicitamente di non aver gradito il trattamento: oggi da Pontida “è arrivato il segnale che devo andarmene”, ha detto subito dopo la fine del comizio di Salvini il fondatore delle Lega Nord, “abbastanza” arrabbiato per l’esclusione. Il saluto di ringraziamento al “precedessore” Bossi, che Salvini gli ha riservato senza però nominarlo, non è bastato a contenere la delusione del senatùr: “Non mi sono mai aspettato niente da Salvini; non mi aspetto niente da uno che tradisce il Nord” e che “racconta balle”, ha detto Bossi a pranzo poco lontano, circondato solo dai tre stretti collaboratori. Un’immagine molto distante dal clima d’affetto dei militanti che lo circondava fino a non molto tempo fa. Anche Roberto Maroni si è detto “dispiaciuto” per il mancato intervento dell’ex “capo”, “perché Pontida è Bossi. La decisione è stata presa dal segretario Matteo Salvini. Ma per me Bossi a Pontida ha sempre diritto di parola”.