Legale di Crocetta: chiederemo 10 milioni di danni a L’Espresso

“Chiederemo 10 milioni di euro di danni. Ai due giornalisti autori dell’articolo, al direttore del settimanale, per omesso controllo e per avere riconfermato la notizia, smentendo la Procura di Palermo”. Lo ha fatto sapere l’avvocato Vincenzo Lo Re, legale del presidente della Regione Siciliana Rosario Crocetta in merito alle azioni giudiziarie che il governatore intende adottare a seguito della diffusione della presunta intercettazione di una conversazione telefonica con Matteo Tutino, in cui il suo medico personale avrebbe detto che Lucia Borsellino “va fatta fuori come il padre”. “Abbiamo scelto lo strumento dell’azione civile risarcitoria – ha spiegato l’avvocato di Crocetta – perché è quello più veloce ed efficace per punire chi sbaglia. Non voglio credere alla malafede, ma all’errore professionale, alla mancanza di certezza”. Quindi l’avvocato ha aggiunto che il presidente della Regione siciliana chiederà anche un milione di euro per un articolo di Pietrangelo Buttafuoco pubblicato il 3 luglio scorso sul Fatto Quotidiano.

Secondo il legale, “da una settimana Crocetta viene descritto, contrabbandato, come un silenzioso concorrente morale nel tentativo di rimuovere la scomoda presenza di Lucia Borsellino dall’assessorato alla Salute con metodi stragisti – ha detto Lo Re -. Da una settimana a questa parte siamo passati poi dall’ipotesi di concorrente morale all’ipotesi del gossip sul totonomine di direttori generali e sanitari”. Poi gioca all’attacco: “Se qualcuno ritiene d’avere l’intercettazione, la tiri fuori, la faccia ascoltare non solo a giornalisti amici ma a tutti. Così capiamo se si tratta di una polpetta avvelenata o se esiste realmente”. Quindi l’avvocato ha concluso: “Il procuratore di Palermo è stato costretto a dichiarare che non esiste l’intercettazione né in questo procedimento, né in altri procedimenti, né segretata né non segretata. Non possiamo che prendere atto di questo atto. Tra l’altro L’Espresso non ha ventilato l’ipotesi che potesse essere un’intercettazione nelle mani di altre Procure per altre indagini”.

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