Legge di bilancio 2025: un provvedimento da 30 miliardi tra riduzione del cuneo fiscale, tagli alla spesa e nuove politiche sociali
La manovra è fortemente condizionata dalle nuove regole europee del Patto di Stabilità, che impongono una riduzione del deficit/Pil al di sotto del 3% entro il 2026. La manovra ora passa al Senato per la seconda lettura. Il via libera definitivo è previsto per il 28 dicembre
La legge di bilancio per il 2025, presentata dal governo e in fase di approvazione, rappresenta uno dei provvedimenti economici più complessi e controversi degli ultimi anni. Il valore complessivo della manovra, pari a circa 30 miliardi di euro lordi, è stato suddiviso tra interventi strutturali, tagli di spesa, incentivi per il lavoro e misure fiscali mirate, nel tentativo di affrontare le sfide economiche di un Paese ancora alle prese con gli effetti dell’inflazione, la crisi demografica e un rallentamento della crescita economica.
Il testo del provvedimento finanziario è passato con 204 voti favorevoli, 110 contrari e 6 astenuti. La manovra ora passa al Senato per la seconda lettura. Il via libera definitivo è previsto per il 28 dicembre. Tra le misure di maggiore rilevanza spicca il taglio del cuneo fiscale, reso strutturale per i prossimi cinque anni, e la riforma dell’Irpef, che riduce le aliquote a tre scaglioni. Un intervento che da solo assorbe circa 18 miliardi di euro, pari a due terzi dell’intera manovra. L’obiettivo dichiarato è quello di sostenere i redditi medio-bassi, garantendo ai lavoratori con redditi fino a 40mila euro un aumento netto in busta paga di circa 100 euro al mese.
Una manovra vincolata dall’Europa e dal patto di stabilità
La stesura della legge di bilancio 2025 è stata fortemente influenzata dagli impegni assunti con l’Unione Europea, nell’ambito del piano strutturale di bilancio settennale che recepisce le nuove regole del Patto di Stabilità. Il governo si è posto l’obiettivo di riportare il rapporto deficit/Pil sotto il 3% entro il 2026, una condizione che ha richiesto una rigida revisione della spesa pubblica. L’intervento si inserisce in un contesto economico caratterizzato da una crescita in rallentamento: le stime sul Pil per il 2024 sono state ridotte al +0,5% dall’Istat, contro l’1% previsto inizialmente dal governo nel Documento di economia e finanza (Def). A fronte di queste difficoltà, l’esecutivo ha scelto di concentrare le risorse disponibili su poche voci di spesa prioritarie, privilegiando il taglio del cuneo fiscale, il sostegno al sistema sanitario e le politiche per la natalità.
Taglio della spesa e coperture finanziarie
Per finanziare le misure previste, il governo ha adottato un approccio rigoroso, riducendo di 3 miliardi le spese dei ministeri e introducendo nuove fonti di entrata. Tra queste spicca l’anticipo delle imposte differite (Dta) per banche e assicurazioni, che genererà circa 3,5 miliardi di euro tra il 2025 e il 2026. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha difeso questa scelta, parlando di “sacrifici” necessari per garantire la sostenibilità dei conti pubblici. Tuttavia, le opposizioni hanno contestato duramente il provvedimento, accusando il governo di penalizzare i servizi essenziali e di non affrontare in modo adeguato le necessità dei cittadini più vulnerabili.
Riduzione del cuneo fiscale e riforma Irpef
Il cuore della manovra è rappresentato dalla riduzione del cuneo fiscale, una misura destinata a sostenere i redditi medio-bassi in un contesto di inflazione persistente. La misura, già introdotta in via temporanea negli anni precedenti, viene ora resa strutturale almeno fino al 2029, garantendo ai lavoratori dipendenti con redditi fino a 40mila euro un incremento netto di circa 100 euro in busta paga. Parallelamente, la riforma dell’Irpef riduce le aliquote a tre scaglioni, semplificando il sistema fiscale e riducendo la pressione sui contribuenti. Tuttavia, non è stato possibile procedere con la riduzione della seconda aliquota Irpef dal 35% al 33%, un intervento che avrebbe richiesto 2,5 miliardi di euro aggiuntivi e che è stato rinviato al 2026.
Sanità: un finanziamento insufficiente?
Un’altra voce centrale della manovra è rappresentata dal sistema sanitario, al quale vengono destinati 1,3 miliardi di euro aggiuntivi. Nonostante ciò, le opposizioni e i sindacati giudicano insufficiente lo stanziamento, soprattutto in un momento in cui il sistema sanitario nazionale deve far fronte a una crescente domanda di servizi e a difficoltà strutturali legate alla carenza di personale e di risorse. La Cgil e la Uil hanno indetto uno sciopero generale a novembre, accusando il governo di non aver dedicato sufficienti risorse a settori cruciali come la sanità, le pensioni e il lavoro.
Misure per la natalità e il sostegno alle famiglie
Per contrastare il declino demografico, il governo ha introdotto diverse misure a favore delle famiglie. Tra queste spicca il bonus bebè, che prevede un contributo una tantum di 1.000 euro per ogni figlio nato o adottato dal 2025, destinato alle famiglie con un Isee inferiore a 40mila euro.
Il congedo parentale sarà ampliato, con un incremento dal 60% all’80% della retribuzione per un periodo di tre mesi, e le erogazioni relative all’assegno unico e universale non incideranno sul calcolo dell’Isee. È stato inoltre istituito un fondo Dote Famiglia, finanziato con 30 milioni di euro, per sostenere le attività extrascolastiche dei figli tra 6 e 14 anni appartenenti a famiglie con redditi bassi.
Novità fiscali: Ires premiale, criptovalute e webtax
La manovra introduce una serie di novità fiscali volte a incentivare gli investimenti e il lavoro. L’Ires premiale prevede uno sconto del 4% sull’aliquota per le imprese che reinvestono gli utili in nuove assunzioni a tempo indeterminato, con un costo stimato di 400 milioni di euro. Sul fronte delle criptovalute, il governo ha deciso di ridurre l’aliquota dal 42% inizialmente previsto al 26%, con un aumento al 33% dal 2026. La webtax sarà invece applicata solo alle grandi aziende con ricavi superiori a 750 milioni di euro, escludendo le piccole e medie imprese e l’editoria online.
Pensioni: quota 103 e opzione donna
Sul fronte previdenziale, la manovra conferma Quota 103 per il pensionamento anticipato, che consente l’uscita dal lavoro con 62 anni di età e 41 anni di contributi. Tuttavia, l’Inps ha segnalato una scarsa adesione alla misura, con appena 1.600 domande rispetto alle 50mila attese. Per le lavoratrici è prevista l’Opzione Donna, che consente il pensionamento anticipato a 59 anni (o 58 con almeno due figli), riservato a disoccupate, caregiver o dipendenti di aziende in crisi. Le pensioni minime, invece, subiranno un incremento molto limitato: l’assegno mensile passerà da 614 a 617 euro, una misura giudicata del tutto insufficiente dalle opposizioni.
Incentivi per la casa: ecobonus e bonus elettrodomestici
Tra gli interventi legati alla casa, spiccano il progressivo ridimensionamento dell’Ecobonus e la riduzione del Superbonus al 65% dal 2025. È previsto anche un bonus elettrodomestici, con un finanziamento di 50 milioni di euro, che coprirà fino al 30% del costo per elettrodomestici prodotti in Europa con un’efficienza energetica almeno pari alla classe B. Fondi per infrastrutture e mezzogiorno Nel Mezzogiorno, il credito d’imposta per investimenti nelle Zone Economiche Speciali (ZES) aumenta a 2,2 miliardi, con sgravi del 25% sui contributi per i lavoratori. Ripristinati anche i fondi per la Metro C di Roma, che permetteranno il prolungamento della linea fino alla Farnesina. Insomma, tra tagli, incentivi e tensioni politiche, la legge di bilancio 2025 rappresenta un tentativo ambizioso ma controverso di bilanciare rigore finanziario e interventi a sostegno dell’economia e delle famiglie. Tuttavia, le critiche delle opposizioni, le proteste sociali e le divisioni interne alla maggioranza evidenziano le difficoltà di un provvedimento che dovrà ancora affrontare un complesso iter parlamentare.