Legge di Bilancio: il governo difende la prudenza, ma il Senato è in rivolta. Oggi voto finale

Il relatore di maggioranza, Guido Quintino Liris di Fratelli d’Italia lascia. Le opposizioni molto critiche

Giancarlo Giorgetti

Giancarlo Giorgetti

Nell’ultima seduta al Senato per la discussione della legge di bilancio, si è accesa una serie di polemiche e malumori che attraversano non solo le fila dell’opposizione ma anche quelle della maggioranza. Il governo ha difeso con determinazione questa manovra, definita “prudente” dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che secondo il suo giudizio ha “premiato” e rappresenta “un valore”. Tuttavia, il ministro ha espresso un rammarico per non aver potuto fare di più in termini di supporto alla famiglia e ai figli.

“Abbiamo favorito coloro che guadagnano meno di 40mila euro lordi all’anno. Abbiamo sbagliato? – ha detto Giorgetti nelle repliche agli interventi in aula del Senato, durante la discussione generale sulla legge di Bilancio – Io penso che abbiamo fatto una cosa sacrosanta”. Il governo intanto ha chiesto la fiducia in Aula al Senato. Le dichiarazioni di voto sono previste a partire da oggi alle 11 con diretta televisiva e il voto finale sarà entro l’ora di pranzo.

Le tensioni non riguardano tanto il contenuto della manovra quanto l’impossibilità di modificare un testo arrivato “blindato” al Senato, a soli sette giorni dall’esercizio provvisorio. Questo ha portato a una situazione in cui il via libera finale è stato dato tramite la fiducia, scatenando la protesta delle opposizioni e, sorprendentemente, anche del relatore di maggioranza, Guido Quintino Liris di Fratelli d’Italia. Liris, in un gesto simbolico, ha abbandonato la guida del provvedimento per poi chiarire la sua posizione in un comunicato, lamentando la mancanza di un vero esame bicamerale.

“Mi auguro – ha dichiarato – che dalla prossima legge di Bilancio sia la Camera sia il Senato possano dare il loro contributo”, un appello in parte accolto da Giorgetti che ha riconosciuto la necessità di una revisione delle regole contabili, pur ricordando che “l’iniziativa deve essere parlamentare”.

Le opposizioni sono state molto critiche. Il capogruppo di Italia Viva, Enrico Borghi, ha descritto le dimissioni da relatore di Liris come un “fatto straordinario” che evidenzia le tensioni tra governo e Parlamento. Francesco Boccia del Partito Democratico ha sollevato dubbi sul destinatario di queste dimissioni: il governo o la maggioranza stessa? Il centrosinistra ha definito la blindatura del testo una “mortificazione delle istituzioni”, con Matteo Renzi che ha attaccato duramente la premier per la scarsa trasparenza e il confronto con la stampa, dicendo che nel 2024 ha fatto meno conferenze stampa di Putin.

Anche sul merito della manovra, il centrosinistra ha espresso dissenso. Mariolina Castellone del Movimento 5 Stelle ha accusato il governo di fare “il Robin Hood al contrario”, mentre Tino Magni di Alleanza Verdi e Sinistra ha criticato la manovra per la sua mancanza di visione e incapacità di rispondere alle crisi in corso.

Ma il malcontento non è solo nelle fila dell’opposizione. Anche tra i senatori della maggioranza si sentono voci critiche, come quelle di Claudio Borghi della Lega e Dario Damiani di Forza Italia, con commenti che arrivano a evocare ipotesi estreme come l’approvazione della riforma Renzi sotto queste condizioni. Il rischio è che questo malumore possa influenzare il prossimo decreto in arrivo, il Milleproroghe, dove già si prevedono tensioni, ad esempio sulla questione delle multe no vax, con Forza Italia pronta a far sentire la propria voce.