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Legge elettorale, il 21 la Camera vota mozione Sinistra Italiana. Pd pensa a un proprio documento

L’Aula della Camera il 21 settembre discuterà una mozione di Sinistra Italiana (presentata il 28 giugno scorso) che chiede di modificare la legge elettorale entrata in vigore l’1 luglio  corso. L’iniziativa di SI è un po’ anomala, dato che le mozioni sono degli atti di indirizzo rivolti al governo. Il dispositivo della mozione della sinistra, invece, parte da un altro presupposto dando un indirizzo alla Camera alla quale chiede l’impegno diretto a modificare l’Italicum. Una procedura inusuale rispetto alla classica proposta di legge e alla richiesta di una sua calendarizzazione nella quota che spetta all’opposizione. In ogni caso, nel merito, SI chiede di azzerare le norme esistenti e scrivere una nuova legge. La decisione la ha presa la conferenza dei capigruppo e il Pd sta valutando, l’eventualità di presentare un proprio documento. Il ragionamento nel Pd è ancora in corso, nessuna decisione è stata presa e anche per questo motivo il capogruppo Ettore Rosato ha voluto convocare una riunione del gruppo per il 20 settembre, alla vigilia del voto in Aula. “Di solito – spiega un dirigente Pd – quando si vota su qualche mozione, il Pd ne presenta una propria sull’argomento”. Il motivo è abbastanza chiaro: il testo di Sinistra italiana chiede di lavorare a una nuova legge elettorale ma partendo dal presupposto della possibile incostituzionalità dell’Italicum, argomento che certo il Pd non può accettare.

D’altro canto, Renzi ha deciso di aprire ad un confronto su questo tema e si sta valutando se mettere nero su bianco questo ragionamento: un testo che, pur ribadendo la bontà dell’Italicum, impegnerebbe poi il Parlamento, alla luce delle tante richieste di rivedere la legge elettorale, ad aprire un confronto, magari ribadendo il paletto della governabilità come condizione imprescindibile. Il ragionamento viene fatto soprattutto tra i renziani, e si valutano pro e contro di un’iniziativa del genere. Da un lato, infatti, un documento del genere potrebbe certificare che, allo stato, solo il Pd è disponibile a ragionare sull’argomento. Verrebbe, quindi, tolto di mezzo uno degli argomenti della minoranza Pd, che accusa Renzi di non voler fare sul serio. Renzi, però, non vuole sconfessare la legge sulla quale ha chiesto la fiducia, bisognerebbe muoversi su un crinale stretto per ribadire la bontà dell’Italicum e chiedere al tempo stesso al Parlamento di rimettersi intorno ad un tavolo per valutare eventuali modifiche. “Si vedrà nei prossimi giorni – spiega un dirigente Pd – sarà alla fine Renzi a decidere, dovremo fare il punto con lui”. Intanto, la minoranza bersaniana affila le armi e ieri sera si è riunita alla Camera.  Roberto Speranza, dal canto suo, continua a ripetere: “Ad oggi, dopo il discorso del segretario nazionale a Catania, il mio voto al referendum è no. Se dovessero arrivare fatti concreti nelle prossime ore capaci di cambiare l’equilibrio riforma costituzionale-legge elettorale sarò ben contento di valutarli”.

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