Si è aperta con le difficoltà con cui si era chiuso, il confronto alla Camera sulla legge elettorale, impantanato sulla questione delle quote rosa nella composizione delle liste elettorali. Era sorto un fronte bipartisan per l’introduzione dell’obbligo di presentazione in lista di uomini e donne in modo alternato, tanto nell’elenco delle singole liste, quanto tra gli aprifila di ogni lista. Ma tutte e due le ipotesi sono state respinte. La Camera, a scrutinio segreto, ha respinto l’emendamento che prevedeva l’alternanza di genere nella composizione delle liste prevedendo che “nella successione interna delle liste non possono esservi due candidati consecutivi nel medesimo genere, a pena di inammissibilità”. I si’ sono stati 227, i no 335. Bocciato anche il secondo emendamento che prevede l’alternanza dei capilista, con 344 voti contrari e 214 a favore. Rispetto al primo voto, i no sono cresciuti: 9 in più. Se il Pd avesse sostenuto compattamente entrambi gli emendamenti, avrebbe potuto contare sui 293 deputati componenti il gruppo. Senza contare che gli emendamenti sono stati votati dai 36 deputati di Sel, da molte parlamentari del centrodestra e degli altri gruppi. Quindi c’è stata una frattura tra i democratici. Il Pd si era detto disponibile a una modifica della legge elettorale pro quote rosa, ma solo in caso si un accordo di tutti i sottoscrittori del patto sull’Italicum.
Decine di deputate vestite di bianco la battaglia sulla parità di genere, ma mancano i voti del Pd: democratici divisi. Grillini contrari. Salta il Salva-Lega. Renzi assicura: noi garantiremo l’alternanza nelle liste
E Forza Italia si era detta indisponibile a trattare, nemmeno sull’ipotesi di mediazione proposto per i capolista, con il 40% di donne e 60% di uomini. Anche quest’ultima poposta è stta bocciata. Era su questo emendamento che puntavano le deputate del Pd e di Forza Italia, schierate in maniera bipartisan. Le donne democratiche dopo il voto hanno abbandonato l’Aula. La presidente Boldrini ha poi annunciato la convocazione imminente della Conferenza dei capigruppo per stabilire come procedere adesso sull’Italicum. Dopo il voto, il presidente del Consiglio, che sperava in un iter più spedito per l’Italicum, ha dichiarato: “Il Pd rispetta il voto del Parlamento sulla parità di genere. Ma rispetta anche l’impegno sancito dalla direzione su proposta del segretario: nelle liste democratiche l’alternanza sarà assicurata. Ho mantenuto la parità di genere da presidente della Provincia, da sindaco, da segretario, da presidente del consiglio dei ministri. Non intendo smettere adesso”.
L’nizio dei lavori d’Aula, previsto per le 11 è slittato prima alle 14.30 e poi ancora alle 18. Il governo aveva fatto sapere di rimettersi alla decisione dell’Aula, fermo restando il “no” a ogni ulteriore cambiamento che possa stravolgere l’accordo raggiunto con Silvio Berlusconi. Il Movimento 5 Stelle ha epsresso la contrarietà dei grillini alla parità di genere: “Noi non sosteniamo questo tipo di emendamento. Qualora il voto è libero, la gente sceglie liberamente le persone che devono rapprestarle nel migliore dei modi e scegliendo le donne che si esprimono per il loro valore”, ha dichiarato in Aula la deputata Federica Dieni a nome del gruppo. Il relatore aveva infine deciso di fare un passo indietro: “Ripartiamo dalla parità di genere. Il relatore e il governo si sono rimessi all’aula per quanto riguarda gli emendamenti trasversali”. Mentre gli altri due emendamenti di Sel e dei Socialisti hanno avuto parere negativo. Forza Italia ha ritirato i due emendamenti con la clausola cosiddetta “Salva-Lega”, come lo stesso Sisto aveva invitato a fare.