Legge elettorale, la quiete dopo la tempesta. Resta nodo costituzionalita’

Dopo la tempesta politica e mediatica di ieri alla Camera, sulla riforma elettorale oggi e’ ”quiete”, nel senso che raggiunto il nuovo accordo che prevede il varo della legge solo per la Camera dei deputati, si e’ avviato in Aula il normale lavoro di esame degli emendamenti. Ed e’ subito stata respinta, con voto segreto, la richiesta M5S di sopprimere in toto l’articolo 1, ovvero cancellare del tutto l’Italicum. La nuova intesa politica ha portato ad una drastica defalcazione degli emendamenti (e sub-emendamenti) che dagli oltre 500, raccolti in un volume di 672 pagine, sono stati ridotti a circa 200. Nonostante le proposte sottese agli emendamenti, al centro delle valutazioni e’ ancora la costituzionalita’ o meno della scelta di votare una nuova legge elettorale solo per la Camera. E’ vero, e’ stato osservato da molti, che il tutto e’ finalizzato alla soppressione del Senato come camera politica da trasformare con una procedura di revisione costituzionale, ma se il cammino di riforma costituzionale dovesse interrompersi, cosa accadrebbe? Tutti concordi in proposito -chi a voce alta e chi piu’ sottovoce- che si produrrebbe l’assurda situazione della cosiddetta ”anatra zoppa”, ovvero la Camera da rinnovare con una legge maggioritaria e il Senato con legge proporzionale, quella risultante dopo la bocciatura del ”porcellum” da parte della Corte Costituzionale. Risultato inevitabile, chiunque vincesse alla Camera, sarebbe la impossibilita’ di avere una maggioranza politica per esprimere un governo.

In sostanza si avrebbe in modo certo una situazione di ingovernabilita’ la cui unica via di uscita sarebbe un governo di larga coalizione, cioe’ proprio quello che si vorrebbe evitare con la riforma dell’Italicum. A lanciare l’allarme su questo rischio, oltre ai partiti minori ci sono anche esponenti politici di maggioranza che, seppure sottovoce e in confidenza con i giornalisti in Transatlantico, esprimono riserve e dubbi che una volta approvata sia dalla Camera sia dal Senato, possa essere firmata dal Capo dello Stato. E qualcuno arriva perfino ad ipotizzare che la riforma cosi’ mutilata possa essere rimandata alle Camere con l’indicazione di completarla resuscitando la parte soppressa di riforma elettorale del Senato. Tra tutti questi dubbi, l’Aula secondo una prassi consolidata ha iniziato concretamente l’esame della proposta di legge con l’esposizione degli emendamenti e i relativi pareri dei relatori. Da questo punto di vista i punti piu’ controversi riguardano la decisione di accantonare gli emendamenti sulla parita’ di genere, cioe’ della composizione delle candidature dei listini con alternative uomo-donna. Altro punto in discussione e’ quello delle candidature plurime, previste per un massimo di 8 e fortemente sostenuto da Ncd. Per quanto riguarda le soglie di accesso sembra destinato a cadere quello che era stato definito il ”salva-Lega”, che prevede una deroga alla lista di partito che non raggiunge la soglia prevista a livello nazionale ma solo in una parte significativa del Paese.(Asca)