Legge elettorale, spunta scoglio della clausola per il Senato

Se il percorso della riforma elettorale al Senato lo si dovesse giudicare dalle prime audizioni dei costituzionalisti nella prima commissione di palazzo Madama, il progetto del governo Renzi di modificare l’Italicum entro l’anno andrebbe valutato con un po’ di cautela. Un primo intoppo viene dalle dichiarazioni dell’ex presidente della Corte costituzionale, Gaetano Silvestri, che presiedeva il collegio che ha parzialmente dichiarato incostituzionale il Porcellum. A fine audizione Silvestri ha spiegato ai giornalisti che non si può fare “un fritto misto” e che dal momento che la riforma del Senato non è ancora stata approvata la riforma elettorale deve contenere una “clausola di salvaguardia” o “una riga che dica che vale anche per il Senato”. Anna Finocchiaro(Pd), relatrice del provvedimento, non ha potuto che adeguarsi: “Punto di rilievo, dobbiamo ragionare”, ha commentato.

Certo, Silvestri ha ricordato che la sua è “una personalissima opinione”, dal momento che non fa più parte della Corte. Ma anche la critica, formulata in audizione, sulla sopravvivenza contemporanea di premio di maggioranza e sbarramenti elettorali per l’assegnazione dei seggi, ha un suo peso perché lascia intravvedere l’ombra di un possibile futuro pronunciamento negativo della Consulta sul tema.

Contro le soglie alte hanno parlato altri, come la costituzionalista Ida Nicotra, secondo la quale “il diritto della rappresentazione di tutti gli interessi della società è un fatto importante anche per la governabilità: l’ingresso in Parlamento di tutte le voci possibile previene fratture sociali”. Gaetano Azzariti si è chiesto se “la somma di premio e sbarramento è ragionevole”, e ha ricordato che se è vero che l’abbassamento delle soglie può indebolire l’obiettivo della governabilità (ma non quello di indicare un vincitore certo attraverso il premio), “in nessun sistema del mondo si può garantire un governo monocolore”. Sergio Staiano ha ipotizzato una clausola di “richiamo in vigore del Mattarellum o di differimento di efficacia della nuova legge”, sempre per risolvere il nodo della ipotetica approvazione di una legge elettorale monocamerale in un sistema che allo stato resta bicamerale.

Per Stefano Ceccanti, ex senatore Pd tornato a fare il docente di diritto costituzionale, il lavoro della commissione deve partire dalla consapevolezza del fatto che la sentenza della Corte sul Porcellum non cancella per il legislatore “una responsabilità a cui non deve abdicare”. Ceccanti ha difeso il premio di maggioranza che scatterebbe al 40 per cento: “Con una sovrarappresentazione massima del 14% ci stiamo muovendo su una strada difficilmente contestabile”, ha spiegato; e ha difeso la scelta delle liste bloccate: “Se non vi sono problemi di costituzionalità per un sistema tutto basato, analogamente alla Spagna, su liste bloccate corte, tanto più vale per un sistema misto, quale quello in ultimo progettato, che blocca esclusivamente il capolista”.

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