Legge elettorale, tutti in attesa della Consulta. Verdini perde pezzi, centrodestra ingrassa
PROVE TECNICHE Delrio torna a ribadire che l’orizzonte dell’esecutivo non e’ ampio, auspicando il voto a giugno. Martedì Renzi a Roma
Di fatto si dovra’ attendere la settimana che inizia il 16 gennaio per capire come evolvera’ il dibattito sulla legge elettorale e quale vita avra’ il governo Gentiloni. Il ministro Graziano Delrio e’ tornato a ribadire che l’orizzonte dell’esecutivo non e’ ampio, auspicando il voto a giugno. I renziani puntano sull’asse con il premier: da martedi’ il segretario Pd sara’ a Roma per fare il punto con i suoi e preparare gli incontri sulle modifiche al sistema di voto. Sempre martedi’ ci sara’ un ufficio di presidenza della Commissione Affari Costituzionali della Camera ma non si prevedono particolari novita’. La partita entrera’ nel vivo quindi a pochi giorni dal pronunciamento della Consulta: partiranno le convocazioni del Pd e anche FI si siedera’ al tavolo, ma solo per aprire il confronto. L’accelerazione i dem intendono darla quando arrivera’ la sentenza della Corte costituzionale. L’obiettivo e’ di rendere omogenee le leggi elettorali di Camera e Senato e di mettere cosi’ tutte le carte sul tavolo. Si parte dal Mattarellum ma il compromesso, ribadiscono fonti parlamentari dem, potrebbe essere un Consultellum a turno unico con un premio di maggioranza sotto il 15%.
ALA PERDE PEZZI Sul primo sistema di voto c’e’ il Pd e Salvini, quest’ultimo ha rilanciato anche la possibilita’ di dire si’ ad un decreto. Su un sistema proporzionale FI che pero’ esclude il voto entro l’estate. Le novita’ alla ripresa dei lavori parlamentari potrebbero arrivare dai numeri in Parlamento, soprattutto al Senato. La decisione del premier di chiudere ad un ingresso dei verdiniani al governo potrebbe avere ripercussioni: sette o otto senatori, tra questi Langella, Scavone, Iurlaro, Compagnone, Ruvolo sono in uscita da Ala, come riferiscono fonti parlamentari. Stanno valutando, spiegano le stesse fonti, se formare un nuovo gruppo insieme ai centristi di Cesa o confluire in Gal. In ogni caso arriverebbe nuova linfa per l’area di centrodestra i cui vertici stanno lavorando da settimane ad un coordinamento che tenga dentro, tra gli altri, anche Quagliariello e Mauro. “Prima del 24 gennaio – sottolineano fonti parlamentari dem – non succedera’ nulla, ci sara’ qualche incontro ma visto che la maggior parte delle forze politiche non e’ interessata al confronto, si attendera’ la sentenza della Consulta. Poi pero’ si comincera’ a fare sul serio”.
FRONTE DEL NO Il fronte del ‘non voto’ a giugno e’ sempre forte. Ci sono i bersaniani (“Consiglierei maggiore prudenza – osserva Fornaro – Si sottovaluta il rischio che le forze di opposizione ottengano piu’ seggi di quelli della maggioranza…”), i franceschiniani, oltre a FI e ai centristi che intendono arrivare a fine legislatura. La Lega poi inserisce nella pattuglia anche il Movimento 5 stelle. Si capira’ nei prossimi giorni con quali armi Renzi cerchera’ di arrivare alle elezioni anticipate. “In Parlamento non ci sono piu’ i numeri per altre forzature su leggi elettorali maggioritarie”, sentenzia D’Attorre di Sinistra italiana che lancia un messaggio ai dem: “Se il Pd davvero vuole arrivare in tempi brevi a un’intesa larga sulla legge elettorale, l’unica strada e’ la convergenza su un impianto proporzionale, che peraltro, come insegna l’esperienza tedesca, con una ragionevole soglia di sbarramento nazionale e’ in grado di evitare l’eccesso di frammentazione molto meglio dei sistemi maggioritari sperimentati nell’ultimo ventennio”.
SI ATTENDE CONSULTA Il lavoro per arrivare a un testo condiviso prima del pronunciamento della Consulta, dunque, e’ in fase di stallo e non ci sono indicazioni, da nessuna parte politica, sul fatto che si possa arrivare a un testo largamente condiviso prima del 24 gennaio, giorno in cui la Corte Costituzionale si esprimera’ sull’Italicum, sottolineano fonti parlamentari. Le stesse fonti ribadiscono che l’orientamento e’ quello di cominciare a “fare sul serio” dopo la Consulta. “A chiedere che il dibattito cominci prima di quella data e’ rimasto, in sostanza, il solo Partito democratico” mentre il Movimento 5 Stelle sembra sempre piu’ propenso ad andare a votare con la legge che risultera’ dalle ‘correzioni’ dei giudici all’Italicum.