Tutti disponibili a rifare la legge elettorale. Per lo meno a parole, in commissione Affari Costituzionali alla Camera, i partiti si sono detti pronti a riprendere da dove erano rimasti, ovvero dall’accordone Pd-M5s-Lega-Fi sul modello tedesco affossato l’8 giugno in aula a Montecitorio da un voto segreto che portò all’approvazione dell’emendamento Fraccaro-Biancofiore che aboliva i collegi uninominali per il Trentino Alto Adige. Con due distinguo: M5s che chiede che prima il Senato approvi la legge Richetti sull’abolizione dei vitalizi e la Lega che vuole il maggioritario. La Commissione, dove oggi è ripresa la discussione sulla legge elettorale, in teoria ha davanti a sé già un timing, deciso dalla conferenza dei capigruppo in seguito al ritorno in Commissione del testo prima della pausa estiva: il 12 settembre presentazione del testo base da parte del relatore Emanuele Fiano (Pd) e approdo in aula entro la fine del mese. Tuttavia, solo dall’ufficio di presidenza della Commissione emergerà un calendario realistico. Il presidente Andrea Mazziotti (Civici e Innovatori) sembra crederci anche a fronte del presidente del Pd, Matteo Orfini, che invece ha previsto un’approvazione della riforma solo dopo l’ok alla legge di bilancio: “Fare la legge elettorale dopo la legge di bilancio – osserva Mazziotti – è non voglio dire impossibile ma difficile, e forse dire difficile è un eufemismo. Attualmente il calendario dice che dobbiamo andare in aula a fine settembre, se ci saranno cambiamenti lo deciderà la conferenza dei capigruppo del 13 settembre”.
Quello che è emerso dalla discussione di oggi è una ampia maggioranza per il modello tedesco così come era stato confezionato dall’accordo M5s-Pd-Lega-Fi: “Abbiamo il dovere naturale di ripartire dal testo base che è stato già portato in Aula”, dice l’azzurro Francesco Paolo Sisto. Per D’Attorre (Mdp), tocca ripartire dal tedesco rafforzando le scelte dei cittadini tramite “voto disgiunto o preferenze nel listino”. Anche Stefano Fassina di Sinistra Italiana chiede di ripartire e subito dal sistema tedesco e una disponibilità arriva anche da Area popolare: “Occorre ripartire dal lavoro fatto – dice Maurizio Lupi – correggerlo e trovare il più ampio consenso possibile, coinvolgere tutte le altre forze e assicurare la rappresentatività dei cittadini”. La Lega, con Giancarlo Giorgetti in Commissione e anche per bocca del suo leader Matteo Salvini in sala stampa alla Camera, chiede il maggioritario: “Spero si stia facendo strada la proposta della Lega, innnanzitutto un centrodestra compatto. Forza Italia dimostri di volere la coalizione sostenendo una legge chiara e maggioritaria che aiuti la formazione delle coalizioni. La Lega è disponibilissima su una legge maggioritaria, la voteremmo anche domani mattina”. Prima su twitter, poi nel suo intervento in Commissione, l’M5s Danilo Toninelli pone una condizione: che prima al Senato si approvi l’abolizione dei vitalizi. Per Fiano però “non si può legare il lavoro di questo ramo del Parlamento a quello dell’altro. Sgomberiamo il campo dalle eventuali preclusioni. Se rimane quella del cinquestelle, non si può ripartire con lo stesso schema”.
Il relatore del Pd vuole “un accordo ampio” e chiede di “ripartire da chi ha partecipato al primo accordo” provando, magari attraverso l’unanimità dei gruppi, a modificare la norma sul Trentino approvata in aula. Mazziotti spiega che non è possibile e che anzi il nuovo testo base del relatore potrebbe essere anche un sistema elettorale del tutto diverso dal tedesco dell’accordone ma dovrà avere un unico punto fermo: i 231 collegi uninominali fissati con l’ormai famigerata votazione segreta in aula. La norma votata, ha spiegato il presidente della Commissione, è immodificabile alla Camera, può essere toccata solo al Senato. Intanto nel Pd Giuseppe Lauricella, dichiarando di parlare a nome dell’area del ministro della Giustizia Andrea Orlando, lancia sia alla Camera che al Senato il premio di coalizione a chi raggiunge almeno 40%. Ignazio La Russa (Fdi) lo saluta come la novità più rilevante di oggi e il deputato della minoranza dem spiega che “c’è un ragionamento in corso anche oltre l’area orlandiana del Pd” su quella che lui chiama “clausola di omogeneizzazione”. Domani con molta probabilità si capirà se le intenzioni mostrate oggi dai vari gruppi sono reali. Un deputato di lungo corso come il presidente del gruppo Misto, Pino Pisicchio, non sembra molto ottimista e, prevedendo un empasse alla Camera, propone una intesa tra i presidenti delle Camere per spostare l’esame della legge elettorale al Senato dove non c’è il voto segreto e quindi ci sarebbe la possibilità di blindare un accordo per poi ratificarlo a Montecitorio.