Legge di stabilità, governo alla ricerca dell’equilibrio tra taglio tasse e pensioni
LA NOTA Renzi vorrebbe puntare sul salario di produttivita’ abbandonando la strada degli sgravi contributivi per le assunzioni di Gaetano Mineo
di Gaetano Mineo
Il rebus e’ di difficile soluzione. La composizione della prossima legge di Stabilita’ si annuncia complicata e con una possibile virata nella strategia di politica economica da parte del governo nel tentativo di dare nuovi impulsi all’economia. Da indiscrezioni di stampa l’esecutivo guidato da Matteo Renzi vorrebbe puntare sul salario di produttivita’ abbandonando la strada degli sgravi contributivi per le assunzioni, alla luce della recente dinamica del mercato del lavoro e del Pil. Gia’ per l’anno in corso la misura degli incentivi per le assunzioni a tempo indeterminato era stata ridotta. Nel 2015 l’esonero contributivo arrivava fino a 8.060 euro l’anno per un triennio. L’ultima legge di Stabilita’ aveva ridotto l’agevolazione a 3.250 euro e per un solo biennio. L’esonero contributivo ha interessato l’anno scorso oltre 1,5 milioni di assunzioni/trasformazioni con un onere per le casse dello Stato di 2,22 miliardi di euro rispetto a 1,91 stimati nella relazione tecnica. L’ultima manovra tuttavia ha reintrodotto la detassazione del salario di produttivita’ (fino a 2.500 euro per redditi sotto i 50mila euro l’anno) che ha incontrato il favore di imprese e sindacati che prima della pausa estiva hanno sottoscritto un accordo per la detassazione dei premi di produttivita’ nelle piccole imprese senza rappresentanza sindacale.
Con i vincoli di finanza pubblica il governo dovra’ trovare un punto di equilibrio sul tema degli incentivi per il lavoro e la produttivita’ tenendo conto anche di un’altra priorita’ nell’agenda del premier che e’ l’intervento sulle pensioni per il quale la prossima settimana riprendera’ il tavolo al ministero del lavoro con i sindacati. Diverse le ipotesi sul tappeto e il mix di interventi. Per i sindacati servono almeno 2,5 miliardi. Dall’esecutivo ha risposto il ministro Giuliano Poletti che la settimana scorsa in una intervista non ha voluto dare cifre ma ha ribadito che “vogliamo sostenere le pensioni minime, varare l’Ape e risolvere la questione delle ricongiunzioni onerose, e’ una questione di equita’”. Difficile un intervento molto inferiore ai 2 miliardi di euro. E poi c’e’ il capitolo del rinnovo del contratto di lavoro dei dipendenti pubblici fermo dal 2008. Sempre Poletti ha annunciato l’intenzione dell’esecutivo di rafforzare la misura sulla detassazione del salario di produttivita’. Indiscrezioni di stampa indicano l’innalzamento a 3.500 euro e per redditi fino a 70mila. Rispetto ai 345 milioni di euro per il 2016 si salirebbe intorno ai 500 milioni. Sulla produttivita’ punta Confindustria. Il presidente Vincenzo Boccia in una intervista ieri a Repubblica ha proposto di alzare la detassazione dei premi da 2.500 a 5mila euro e per redditi fino a 80mila euro l’anno.
Un rafforzamento della detassazione del salario di produttivita’ appare dunque scontato. Resta da vedere quale sara’ il punto di equilibrio con gli altri interventi sul fronte previdenza, rinnovo contratti e bonus per le assunzioni nel quadro generale di riduzione delle imposte confermato anche oggi dal presidente del consiglio Matteo Renzi che ha smentito un taglio ai bonus fiscali ed ha annunciato la conferma del superammortamento anche per l’anno prossimo. Per finanziare queste misure e’ ipotizzabile, se non la completa cancellazione, almeno una nuova tosatura al bonus assunzioni. Come era prevedibile l’effetto sta scemando. Gli ultimi dati dell’Inps mostrano che le assunzioni a tempo indeterminato nel primo semestre sono scese di 326mila (-33,4%) rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Tuttavia il bonus assunzioni e’ stato utilizzato in larga parte da quelle imprese che puntano a crescere. La relazione annuale dell’Inps ha indicato che nel 2015 le assunzioni con esonero contributivo sono state realizzate per l’80% da imprese in fase di espansione occupazionale.