In una mossa storica e controversa, la Verkhovna Rada, il parlamento ucraino, ha approvato questa mattina un disegno di legge che vieta la presenza della Chiesa ortodossa ucraina legata al Patriarcato di Mosca (UOC-MP) sul territorio ucraino. L’annuncio è stato dato dal deputato Yaroslav Zheleznyak tramite il suo canale Telegram.
Secondo il testo approvato, la legge entrerà in vigore 30 giorni dopo la sua pubblicazione ufficiale. Una clausola specifica prevede che le comunità religiose legate alla UOC-MP avranno nove mesi di tempo per rompere ufficialmente i legami con la Chiesa ortodossa russa. Questo termine temporale offre un margine di manovra, ma implica una pressione significativa sulle istituzioni religiose per ridefinire la loro affiliazione.
L’iniziativa legislativa è stata accolta favorevolmente dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che ha sottolineato come questa legge rappresenti un passo decisivo verso la “nostra indipendenza spirituale”. Zelensky ha fatto riferimento al supporto fornito dai vertici della Chiesa ortodossa russa alla guerra lanciata da Vladimir Putin contro l’Ucraina nel 2022, inquadrando la legge come una risposta a quella che considera un’influenza indebita e pericolosa sul territorio ucraino.
Non sono mancate le reazioni fortemente critiche da parte della Russia. Il Patriarcato di Mosca ha definito la legge un “atto illegale” e ha espresso preoccupazioni riguardo alle possibili conseguenze per le comunità ortodosse in Ucraina. Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo, ha accusato l’Ucraina di voler “distruggere la vera ortodossia” e di sostituirla con una “falsa Chiesa”. La Zakharova, citata dai media russi, ha parlato di un attacco diretto contro l’Ortodossia canonica, affermando che la legge rappresenta una violazione della libertà religiosa e dei diritti umani.
Le reazioni di rabbia non si sono limitate alla sfera religiosa. Anche in ambito politico e mediatico russo, la decisione del parlamento ucraino è stata duramente criticata. Vladimir Legoida, portavoce della Chiesa ortodossa russa, ha condannato la legge come un tentativo di “liquidare totalmente le parrocchie della Chiesa ortodossa ucraina canonica”, descrivendo la mossa come una grave violazione dei diritti delle comunità religiose in Ucraina.
Questo sviluppo segna un ulteriore inasprimento delle tensioni tra Ucraina e Russia, che già da anni si scontrano su molteplici fronti, dalla politica alla religione, passando per il conflitto armato. La legge approvata oggi non solo avrà profonde implicazioni per le relazioni bilaterali, ma potrebbe anche innescare nuovi dibattiti sul futuro dell’ortodossia in Ucraina e sull’identità religiosa del Paese.
Il “consiglio della chiesa ortodossa estone del patriarcato di Mosca” ha adottato un nuovo statuto, nel quale ha eliminato proprio l’esplicito riferimento al “patriarcato di Mosca”. Lo ha reso noto l’emittente radiotelevisiva pubblica dell’Estonia.
Proprio ieri, 20 agosto, si è celebrato il 33esimo anniversario dell’indipendenza della nazione. Il presidente Alar Karis ha spiegato: “Nessuna paura può limitarci quando stiamo difendendo il futuro del mondo libero: le idee che oggi possono sembrare impossibili, col passare del tempo diventano parte della quotidianità”.