Per il governo spagnolo non basta e serve lo scioglimento ufficiale, ma l’Eta ha compiuto un passo cruciale verso il disarmo definitivo, consegnando le liste dei suoi depositi di armi ed esplosivi. Dopo aver rinunciato alla lotta armata nel 2011, l’organizzazione separatista basca aveva di recente annunciato per l’8 aprile 2017 il disarmo definitivo e, come promesso, ha fornito le coordinate dei covi dove sarebbero nascoste le sue armi. Le autorità francesi hanno confermato di aver ricevuto l’elenco dei depositi e che sono state avviate operazioni per individuarli. Quindi saranno le forze dell’ordine francesi, se tutto andrà bene, a prendere in consegna le armi dell’organizzazione che ha firmato oltre cinque decenni di terrorismo in Spagna. “Un grande passo” e “un giorno incontestabilmente importante”, ha commentato il ministro francese dell’Interno, Matthias Fekl. Di tutt’altro tenore le dichiarazioni del governo di Madrid.
L’esecutivo conservatore di Mariano Rajoy, si legge in un comunicato, esige che l’Eta “chieda perdono” per le vittime dei suoi attentati e proclami ufficialmente lo scioglimento. E se la consegna delle armi è descritta come “la definitiva sconfitta” del gruppo terroristico “di fronte alla democrazia spagnola”, il governo sottolinea anche che i membri del gruppo “non possono aspettarsi alcun trattamento di favore”. I Paesi baschi francesi, nel Sud-Est atlantico della Francia, sono sempre stati una retroguardia dell’Eta. Secondo gli esperti di lotta al terrorismo, nei depositi indicati dovrebbero essere rinvenute 130 pistole e due tonnellate di esplosivo, un arsenale accumulato essenzialmente con furti effettuati in Francia. Il movimento è considerato comunque da tempo in agonia, con una trentina di membri che ancora si considerano parte dell’Eta (Euskadi Ta Askatasuna, Paesi Baschi e Libertà), gruppo nato in piena epoca franchista, nel 1959. In 43 anni d lotta armata condotta nel nome dell’indipendenza dei Paesi baschi e della Navarra, ha lasciato dietro di sé una lunga scia di sangue: 829 i morti attribuiti al movimento clandestino. Circa 360 i suoi militanti o affiliati detenuti in maggioranza in Spagna, ma anche in Francia: un centinaio di questi sono stati condannati a oltre 10 anni di carcere.
Per Arnaldo Otegi, ex leader di Batasuna (foto dx), un tempo considerato il “braccio politico” dell’Eta, al disarmo definitivo seguirà un “dibattito tra i suoi militanti a proposito del suo futuro”. “Ritengo che il fatto che un’organizzazione come l’Eta sparisca o si disarmi nel 2017 sia un evento storico”, ha detto Otegi in un’intervista alla France Presse. Alla domanda se questa sua affermazione stia a indicare una richiesta di sciogliere l’organizzazione, il leader politico ha risposto: “Credo che l’Eta debba avviare un dibattito tra i militanti sul proprio futuro. Ma io non ho intenzione di lanciare un appello”. Perché “chiedere all’Eta, domandare all’Eta, interpellare l’Eta, non sembra funzionare – ha precisato – non ho chiesto pubblicamente di cessare la lotta armata e tuttavia sono stati completati questi due passi. Ho sempre pensato che la discrezione funzioni meglio”. Otegi, 58 anni, ha finito di scontare nel marzo 2016 una pena di sei anni e mezzo di carcere per aver tentato di ricreare il partito Batasuna, braccio politico dell’Eta, dichiarato fuorilegge. Pur essendosi sempre rifiutato di chiedere pubblicamente “perdono” per le vittime dell’Eta a nome dell’organizzazione, è stato uno dei primi a sollecitare la fine delle violenze.