Lettere sul referendum, partono le denunce del No. Salvini: “O paga Renzi o paga Alfano”

CAMPAGNA REFERENDARIA La vicenda delle missive inviate dal premier agli elettori italiani residenti all’estero potrebbe finire sul tavolo di un magistrato

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La vicenda delle lettere inviate dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi, agli elettori italiani residenti all’estero sul referendum del 4 dicembre, potrebbe finire sul tavolo di un magistrato. I Comitati per il No presenteranno un esposto, cosi’ come la Lega, che lunedi’ denuncera’ il premier e segretario del Partito democratico “perche’ – ha affermato Matteo Salvini – comprarsi gli indirizzi di milioni di italiani residenti all’estero per spedire la letterina sul referendum e’ un reato penale e ne dovra’ rispondere a qualche giudice”. La miccia l’ha innescata il presidente del Comitato popolare per il No, Giuseppe Gargani, spiegando di aver chiesto ad ottobre al ministero dell’Interno l’elenco degli elettori iscritti all’estero. “Il ministero prontamente e gentilmente – racconta – ci aveva fornito un file con circa 4 milioni di nominativi naturalmente senza indirizzi e riferimenti telefonici per salvaguardare il principio supremo della privacy”. Indirizzi e numeri di telefono che pero’, a detta del fronte del No, sono stati forniti al Partito democratico. “Ora – ha tuonato ancora il leader del Carroccio da Firenze – o paga Renzi o paga il ministro dell’Interno. Oppure vanno in galera tutti e due, vediamo se c’e’ un giudice che vuole fare rispettare la legge”.

A poco sono valse le parole del ministro Angelino Alfano (“e’ un’iniziativa assolutamente normale che ha tutta l’istituzionalita’ che giustifica l’intervento di un presidente del Consiglio che promuove il voto. Suscita uno scandalo perche’ c’e’ troppa ipocrisia”). Sulla stessa linea di Salvini, ma con toni piu’ moderati, molti altri esponenti dello schieramento contrario alla riforma della Carta. Come il senatore Gaetano Quagliariello, presidente di ‘Idea’ e animatore dei comitati ‘Civici e riformatori per il No’, secondo il quale il fatto “e’ gravissimo. Questa e’ la parita’ di condizioni per il governo Renzi, questa e’ la correttezza dei procedimenti elettorali”. Per Renato Brunetta, presidente dei deputati di Forza Italia, invece, la lettera del premier “oltre a rappresentare un’indebita e violenta ingerenza nella formazione del convincimento degli elettori, fa quantomeno sorgere il dubbio che la condotta integri anche gli estremi del reato di abuso d’ufficio”, mentre Arturo Scotto, capogruppo di Sinistra italiana a Montecitorio pretende “una parola chiara sul perche’ i plichi elettorali e le lettere di propaganda del presidente del consiglio arriveranno contemporaneamente nelle case degli elettori”. Nel loro esposto i comitati per il No (il mandato e’ stato affidato all’avvocato Francesco Saverio Marini) fanno proprio riferimento “all’annunciata ‘contemporaneita’ del recapito della lettera e delle schede elettorali”, e soprattutto “al mancato rilascio da parte del ministero dell’Interno al Comitato popolare per il No degli indirizzi dei nostri connazionali residenti all’estero”.