L’agenda delle discussioni del Consiglio europeo in corso a Versailles non ne fa menzione, e l’iniziativa non viene dalla Commissione europea, ma c’è un convitato di pietra di questo vertice dei capi di Stato e di governo dei Ventisette: è la proposta di un nuovo Piano di investimenti coperto dall’emissione di titoli di debito dell’Ue per finanziare la spesa nei settori della difesa e dell’energia, diventata improvvisamente necessaria e urgente a causa della guerra russa in Ucraina. Il piano non è mai stato presentato ufficialmente, ma ne hanno parlato alcuni organi di stampa nei giorni scorsi. Indiscrezioni pilotate, (un “ballon d’essai” si direbbe in francese), provenienti con tutta probabilità proprio dal governo di Parigi, come presidenza semestrale di turno del Consiglio Ue. Un’iniziativa ancora da precisare nei dettagli, ma che ha già provocato una levata di scudi da parte dei soliti paesi “frugali” (in particolare Olanda e Svezia, con una notevole eccezione, l’Austria), mentre è certamente destinata a essere ben accolta dagli altri Paesi mediterranei.
Secondo una fonte Ue qualificata, se ne è discusso una sola volta, la settimana scorsa, nel Coreper (il comitato dei rappresentanti permanenti degli Stati membri nel Consiglio Ue, che prepara le sue riunioni ministeriali), sulla base di una presentazione orale, e senza documenti scritti. Il piano comporterebbe l’emissione sul mercato di obbligazioni da parte della Commissione europea, per finanziare gli investimenti degli Stati membri per la difesa e per una riduzione accelerata della pesante dipendenza energetica dell’Ue. Il modello sarebbe quello del programma europeo Sure (usato a sostegno dei sistemi di cassa integrazione nazionali durante la pandemia), più che quello del Fondo Rrf per la ripresa e la resilienza del piano “Next Generation EU”. In altri termini, non vi sarebbero trasferimenti europei a fondo perduto (finanziati dal bilancio comunitario), ma solo prestiti a tasso agevolato agli Stati membri, da restituire poi all’Ue.
“L’Europa deve cambiare più velocemente e con più forza per l’impatto della guerra” in Ucraina, dopo essere “cambiata per la pandemia”; e i Ventisette devono essere “ambiziosi” perché il conflitto li chiama a prendere “decisioni storiche” per “ridefinire totalmente l’architettura della nostra Europa”, ha sottolineato il presidente francese Emmanuel Macron prima dell’inizio del vertice di Versailles. Difficile non vedere in queste frasi un riferimento, per quanto implicito, al nuovo piano. “Dobbiamo prepararci – ha aggiunto Macron – a tutti gli scenari e definire insieme i nostri piani per i prossimi anni per l’industria, l’agricoltura, l’energia. Dobbiamo essere solidali per costruire un’Europa comune”. Roma e Parigi su questo sono sulla stessa linea. Draghi, arrivando al vertice di Versailles, si è detto convinto, che così come è stato nei confronti dell’aggressione di Putin all’Ucraina, “anche per quanto riguarda il sostegno dell’economia” quella che sarà messa in campo “dovrà essere una risposta europea”. Anche, eventualmente, con strumenti nuovi come il debito comune o un vero e proprio “Recovery bis”.
Ma le posizioni della Francia, dell’Italia, degli altri paesi mediterranei, si scontrano inevitabilmente con quelle dei paesi cosiddetti frugali. Prima di tutto, l’Olanda. “Non è sul tavolo una cosa simile” al Recovery Plan europeo dopo la pandemia, ha detto a Versailles il premier Mark Rutte. “Innanzitutto perché, come abbiamo detto come Olanda, quella era un’iniziativa ‘una tantum’ (‘one-off’, ndr); e poi perché c’è ancora molto da fare con il Recovery Plan esistente” per spendere quei fondi. E invece, ha continuato il premier olandese, per l’Ucraina “è importante agire per quello di cui c’è bisogno ora, per ciò che occorre fare stanotte; per la difesa, ad esempio, o per assicurare che quello che faremo per contrastare la crisi energetica sia il più possibile efficace”, ha concluso Rutte.
Molto dura anche la premier svedese Magdalena Andersson, che arrivando al vertice, alle domande dei giornalisti sul nuovo piano di debito comune, ha risposto: “Sono stata ministra delle Finanze per sette anni: alcuni paesi trovano sempre nuovi argomenti per non pagare per le loro spese”. “Io vorrei che il denaro dei contribuenti fosse speso per ospedali, scuole, pensioni. Ma sfortunatamente dovremo spendere di più per la Difesa”, aveva detto poco prima la Andersson, confermando che anche la Svezia, come ha annunciato recentemente la Germania, aumenterà fino al 2% del Pil la propria spesa nel settore militare. Molto diversa, invece, la presa di posizione del cancelliere federale austriaco Karl Nehammer: “Gli investimenti sono necessari e importanti ora, e devono essere fatti in comune”, ha dichiarato a Versailles, spostando così, a sorpresa, il suo paese fuori dal fronte dei “frugali”.