Oggi si torna discutere delle conseguenze economiche della pandemia del coronavirus e su come dare una risposta esauriente In Europa. Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel nel pomeriggio avrà una videoconferenza con la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, la presidente della Bce, Christine Lagarde, ed il presidente dell’Eurogruppo, Mario Centeno. Prima, Michel terrà invece una videoconferenza con le parti sociali. La linea ufficiale dell’Ue è prendere in considerazione “tutte le opzioni” per fronteggiare la crisi economica che seguirà all’esplosione del coronavirus, ma l’ipotesi Eurobond o coronabond chiesta dall’Italia è archiviata.
A mettere in chiaro quello che era già evidente dopo lo scontro dei giorni scorsi tra i due fronti in cui è divisa l’Unione, è il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni. L’emissione di bond “genericamente per mutualizzare il debito non verrà mai accettata” ha detto Gentiloni, secondo cui si puo’ puntare ad “affrontare l’emergenza sanitaria”, creando “un nuovo strumento di garanzia per la disoccupazione e un piano per il sostegno alle imprese”. Anche il ricorso al Mes, continua l’ex premier, non sarà accettato nei termini in cui viene richiesto dall’Italia, dalla Spagna e dal blocco sud della Ue: “Il Fondo salva-Stati è uno strumento condiviso, la discussione è sulle condizionalità”, ha ricordato Gentiloni. L’Italia chiede di alleggerirle o di eliminarle, ma “non sono molto ottimista nemmeno su questa” ipotesi, ha aggiunto, “perciò meglio spostare la discussione su quali obiettivi finanziare e poi decidere come”. “Se capovolgiamo la discussione dal Mes ai Coronabond sugli obiettivi e come finanziarli sono positivo che la strada per trovare un’intesa si può trovare” – ha detto ancora l’ex premier – ad esempio aumentando e rendendo più flessibile il bilancio Ue e ricapitalizzando la Bei, “che può avere un ruolo fondamentale soprattutto nel sostegno alle imprese”.
Intanto, a Bruxelles, il portavoce capo della Commissione europea, Eric Mamer, ha spiegato la posizione dell’Esecutivo comunitario e della sua presidente, Ursula von der Leyen, nelle aspre polemiche in corso fra gli Stati membri sulla risposta di medio termine alla crisi del Covid-19. Se il dibattito fra le diverse posizioni è “normale” fra paesi democratici, a questa controversia, che riguarda in particolare la proposta di emettere titoli di debito comune per finanziare le misure degli Stati membri contro gli effetti sull’economia (“Corona bond”), si deve uscire con soluzioni “coese” e “basate sul consenso di tutti” i paesi Ue, ha detto Mamer, sottolineando che “tutte le opzioni sono sul tavolo”. La Commissione, ha aggiunto, sta lavorando per una risposta “che non crei una divisione tra gli Stati membri basata sulla loro capacità di affrontare gli effetti della crisi”.
Il portavoce ha esordito con una puntualizzazione linguistica. La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, nelle sue dichiarazioni all’agenzia Dpa sabato scorso, per descrivere la proposta dei ‘Corona bond’ “ha usato la parola tedesca ‘Schlagwort’, che è stata interpretata da alcuni come ‘slogan’, ma che in effetti significa ‘concetto’, ‘parola chiave’, e perciò non ha in nessun modo una ha connotazione negativa, è una descrizione fattuale, è un nome. Questo è ciò che voleva dire, e bisogna vedere quali sono i meccanismi la realtà dietro questo nome”. “Abbiamo emesso – ha ricordato Mamer – una dichiarazione sabato, che rimette tutto nel suo contesto. Ciò che la presidente ha chiaramente detto è che, da una parte, sappiamo che tra gli Stati membri dell’Ue c’è un dibattito in cui alcuni paesi hanno sottolineato i vincoli specifici che ci sono quando si parla di eurobond, ‘Corona bond'” o strumenti di questo tipo. “Questi vincoli ci sono e non possiamo semplicemente ignorarli: fanno parte del dibattito”, ha osservato.
Per von der Leyen, ha continuato il portavoce, “l’elemento centrale, il più importante di tutto questo dibattito è far sì che abbiamo una risposta coesa alla crisi. E che non abbiamo una risposta che crei, in qualche modo, una divisione tra gli Stati membri basata sulla loro capacità di affrontare gli effetti della crisi. Questa è la base sulla quale sta lavorando”. “E’ per questo – ha aggiunto Mamer – che il quadro di bilancio pluriennale dell’Ue (Mff, ndr), è un elemento così centrale del piano di ripresa che presenteremo”. La presidente della Commissione, in effetti, ha annunciato nei giorni scorsi che vi sarà una nuova proposta di bilancio pluriennale per il periodo 2021-2027, rivisto alla luce delle esigenze di rilancio dell’economia dopo la crisi pandemica. Per ora, tuttavia, si tratta solo di parole, ‘Schlagwort’ si direbbe in tedesco, visto che gli Stati membri finora non sono riusciti a mettersi d’accordo su un aumento neanche minimo del loro contributo per compensare la Brexit. Appare davvero molto difficile che si possa aumentare le risorse del bilancio al livello minimo richiesto per un vero “piano di ripresa” delle economie europee. Ed è davvero improbabile che possa venire da qui una soluzione alternativa ai Corona bond.
“A parte questo, quello che diciamo – ha aggiunto Mamer – è che tutte le opzioni sono sul tavolo, e che abbiamo bisogno di opzioni che siano veloci, efficaci e basate sul consenso tra tutti gli attori, e in particolare tra gli Stati membri. Questa è la chiave per avere una risposta all’altezza delle sfide che dobbiamo affrontare per la crisi provocata dal coronavirus”. Il portavoce ha poi lamentato il fatto che “un certo numero di elementi cruciali sono stati un po’ nascosti dal dibattito attuale. Non bisogna dimenticare – ha sottolineato – che la Commissione ha preso già nelle ultime due settimane più di 42 decisioni e orientamenti che permettono di aiutare gli Stati membri a combattere gli effetti della crisi. In particolare nel campo macroeconomico, l’attivazione della clausola di salvaguardia generale del Patto di stabilità, che permette un certo numero di misure di bilancio che consentono loro per esempio di sostenere i loro sistemi sanitari, poi la decisione di predisporre il quadro temporaneo per gli aiuti di Stato che ha permesso agli Stati membri di notificare e a noi di approvare già in tempi brevissimi numerosissimi piani degli Stati membri che porteranno benefici direttamente alle imprese e ai lavoratori in queste imprese”.
“Queste misure di bilancio rappresentano insieme, come ha ricordato il presidente dell’Eurogruppo Mario Centeno, il 2% del Pil europeo, e le misure di aiuti di Stato rappresentano già il 13% del Pil dell’Ue; e gli Stati membri potranno ancora presentare altri piani, che la Commissione esaminerà sempre nei tempi più brevi sempre utilizzando al massimo la flessibilità che è disponibile”. “D’altra parte la Commissione stessa ha messo sul tavolo, con i suoi mezzi, anche una serie di misure riguardo all’utilizzazione flessibile del bilancio europeo, e in particolare dei fondi strutturali strutturali, al fine di permettere agli Stati membri di rispondere immediatamente agli effetti della crisi, in particolare attraverso la ‘Corona Response Investment Initiative’, che permette agli Stati membri di utilizzare 37 miliardi di euro” a questo fine. “Dunque – ha sintentizzato Mamer – c’è stata una reazione immediata delle istituzioni dell’Ue, della Commissione ma anche degli Stati membri del Consiglio e del Parlamento europeo che hanno approvato le proposte della Commissione”. Una reazione che ora “consente agli Stati membri e alle autorità, ai governi e alle pubbliche amministrazioni di portare un aiuto immediato alle imprese, ai lavoratori, ai cittadini, ai sistemi sanitari. Dire perciò che noi non agiamo rapidamente – ha puntualizzato – mi sembra un controsenso”.
“Poi, è chiaro – ha continuato il portavoce – che dobbiamo preparare il dopo, e questo è un percorso che dobbiamo ancora tracciare: in spagnolo ‘Caminante, no hay camino, el camino se hace al andar’, come nella poesia di Antonio Machado. Vuol dire che ciascuno ha la sua visione su qual è il mezzo migliore per uscire dalla crisi e per ritrovare il percorso verso un’economia sana”. Ma, ha insistito, “bisogna che troviamo un consenso, perché senza consenso non avremo un’uscita dell’Ue che sia coerente e solidale”. E se finora “abbiamo agito immediatamente per dare agli Stati membri i mezzi per fronteggiare gli effetti immediati della crisi”, ora “dobbiamo lavorare in modo intelligente e sulla base del dialogo per trovare la strategia a medio termine che ci permetta di cancellare il più possibile gli effetti della crisi”. Ed su questo punto che infuria la controversia.
Per Mamer “è normale che ci sia un dibattito: dobbiamo prendere il tempo per dibattere. Siamo in democrazia è normale e sano che ci siano dei dibattiti. E non capisco – ha osservato – perché dubitiamo sempre di noi stessi: l’Ue ha fronteggiato crisi enormi nella sua storia, recente e più lontana. Ne è sempre uscita con successo, e noi lavoriamo perché esca con successo anche da questa crisi; ma sulla base dei suoi valori, che sono i valori di un insieme di paesi democratici che hanno l’abitudine di discutere fra loro, di mettere i problemi sul tavolo e di confrontare le opinioni diverse per trovare alla fine il modo di agire insieme. E’ su questo che lavoriamo”, ha assicurato il portavoce. “Sono convinto che ci arriveremo. La presidente della Commissione europea e la sua squadra svolgono il loro ruolo in questo dibattito: da una parte con le misure che prendiamo ogni giorno per gestire la crisi e dall’altra con la preparazione di un piano di rilancio”, ha concluso Mamer.