La decisione di Facebook “e’ la dimostrazione del fatto che alcune imprese digitali cominciano ad ammettere che non pagano sufficienti imposte e che le regole fiscali che abbiamo non sono adatte all’economia digitale, ma si riferiscono a una economia nazionale e localizzata non adatta a una economia mondializzata”. E’ il commento del Commissario agli Affari economici e monetari, Pierre Moscovici, alla svolta fiscale annunciata da Facebook, che entro la prima meta’ del 2019 ha assicurato che cambiera’ il metodo con cui fattura i suoi guadagni pagando le tasse nei paesi in cui vende i suoi servizi. “Questa e’ la ragione per cui adesso servono delle regole, – ha aggiunto Moscovici parlando con i cronisti a Bruxelles, prima di partecipare alla riunione del Partito Socialista Europeo che precede il Consiglio Ue – per tassare in maniera appropriata l’attivita’ dell’economia digitale. Questo e’ cio’ che la Commissione proporra’ nel mese di marzo per realizzare una fiscalita’ moderna per il digitale, una base imponibile comune”. Ma secondo Moscovici, le prossime mosse dell’Europa in questo campo devono andare al di la’ dell’economia digitale, e riguardare tutte le grandi imprese. L’annuncio di Facebook va nella direzione giusta, conclude, ma “non possiamo restare nella situazione attuale, e’ necessario che tutte le multinazionali, qualunque sia il loro settore di attivita’, digitale o no, paghino le tasse li’ dove creano profitto e valore”.