Il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk (foto dx) e quello della Commissione Jean-Claude Juncker, sono apparsi visibilmente soddisfatti per la bella dimostrazione di unità senza sbavature data dai leader dei Ventisette al primo atto delle trattative sulla Brexit, durante il vertice Ue oggi a Bruxelles, che ha adottato all’unanimità le “linee guida” del negoziato. Ma i due presidenti non hanno nascosto le difficoltà e le complicazioni che bisogna attendersi nei prossimi mesi, e non solo nelle discussioni con Londra, ma anche a causa di tensioni interne alla stessa Ue. Preservare la rara unità dimostrata oggi, sottolineano i vertici dell’Ue, è infatti essenziale per gli Stati membri, ma anche per il Regno Unito. Perché l’eventuale rottura di quell’unità metterebbe a rischio la prospettiva stessa dell’accordo finale sulla Brexit. E, contrariamente a quanto disse qualche mese fa la premier britannica Theresa May, con un infelice cedimento ai più irragionevoli “hard brexiter”, non è vero, e non lo è prima di tutto per i britannici, che “un non accordo sarebbe meglio di un cattivo accordo”.
“Abbiamo già le linee guida per i negoziati, che sono un mandato politico. Adotteremo ora, il 3 maggio, un mandato giuridico che definirà in dettaglio le direttive negoziali”, ha spiegato Juncker (foto sx). La proposta sulle direttive negoziali, che poi dovrà essere approvata dal Consiglio Ue il 22 maggio, “verrà presentata in una conferenza stampa alle 11 mercoledì prossimo”, ha annunciato il presidente della Commissione. “L’unita dell’Ue a 27 – ha sottolineato Juncker – è stata impressionante: non è un’unità di facciata, è una vera ambizione comune”. Ma quelli per la Brexit, ha osservato poi, “saranno negoziati difficili e sarà difficile preservare l’unità dei Ventisette. Noi faremo di tutto per conservarla: è importante per l’Ue, ma anche per il Regno Unito, che non arriverà a concludere un accordo con i Ventisette se saranno disuniti. Bisognerà fare di tutto per conservare questa unità, di cui abbiamo dato prova oggi”, ha insistito il presidente della Commissione.
“Non è che io preveda – ha detto ancora Juncker sull’argomento, rispondendo alle domande dei giornalisti – che la nostra unità sarà messa in pericolo, ma è evidente che quando si arriverà alle questioni di bilancio ci saranno quelli che non vogliono pagare di più e quelli che non vogliono ricevere di meno. Sarà un vero dibattito”. Juncker ha poi ricordato il metodo preciso di procedere nel negoziato, per fasi successive, che è stato fissato dalle linee guida: prima “progressi sufficienti” verso l’accordo sui termini del divorzio, poi le discussioni preparatorie per gli accordi sulle relazioni future – in particolare quelle commerciali – fra l’Ue e il Regno Unito, ormai paese terzo. “Bisognerà regolare prima le modalità del recesso, le condizioni del divorzio, soprattutto riguardo ai diritti dei quasi 5 milioni di cittadini interessati”, quelli britannici che risiedono nell’Ue e quelli dell’Ue che risiedono nel Regno Unito. “Non si tratta – ha puntualizzato il presidente della Commissione – di enunciare sommariamente dei principi, ma di avere delle vere garanzie per i cittadini europei, sui quali il referendum sulla Brexit ha avuto a volte effetti tragici. Bisogna intervenire prendendo sul serio le preoccupazioni e i timori dei cittadini colpiti da questo evento”. Solo quando quelle garanzie saranno state accettate da Londra, si potrà procedere oltre. Sempre che nel frattempo si sia avanzati anche sul secondo fronte del negoziato per il divorzio, quello dei costi finanziari che Londra dovrà sobbarcarsi.
E proprio sulla questione dell’accordo finanziario, Juncker ha osservato, facendo riferimento alla discussione durante la cena di lavoro con Theresa May a Londra mercoledì scorso: “A volte ho l’impressione che i nostri amici britannici sottovalutino le difficoltà”. “Ci sarà un momento – ha detto ancora il presidente della Commissione – in cui dovremo decidere se sono stati fatti dei progressi sufficienti e quella sarà una decisione da prendere all’unanimità” da parte dei leader dei Ventisette. E non si deve credere – ha insistito – che si possano condurre due negoziati paralleli”, come avrebbe voluto invece il governo britannico. Comunque, “i veri negoziati inizieranno dopo l’8 giugno”, ovvero dopo le elezioni politiche anticipate nel Regno Unito. Juncker, infine, si è tolto un sassolino dalla scarpa. “Sarebbe desiderabile – ha detto, visibilmente irritato – che il Regno Unito desse rapidamente il suo accordo sulla revisione di medio termine delle prospettive finanziarie (il bilancio pluriennale 2014-2020 dell’Ue, ndr): Londra blocca per ora la decisione. Sarebbe desiderabile e faciliterebbe l’inizio dei negoziati – ha concluso il presidente della Commissione – se il Regno Unito potesse rimuovere la riserva”. E proprio sulla questione dell’accordo finanziario, Juncker ha osservato, facendo riferimento alla discussione durante la cena di lavoro avuta insieme a Barnier con la premier britannica Teheresa May mercoledì scorso: “A volte ho l’impressione che i nostri amici britannici soottovalutino le difficoltà”.