L’ex Istat Giovannini fa prove da premier

L’ex Istat Giovannini fa prove da premier
Enrico Giovannini
24 agosto 2019

Lo sviluppo sostenibile dovrà essere messo “in alto in agenda” da “qualunque governo” si formerà. Enrico Giovannini scalda i muscoli. Il candidato premier finora più quotato per un eventuale governo giallorosso, sembra scegliere la platea di Comunione e Liberazione per tracciare una bozza di programma economico. Tuttavia, sobrio davanti ai taccuini, l’ex presidente dell’Istat si trincera dietro un “no comment” sull’ipotesi che possa a breve varcare la soglia di Palazzo Chigi. Di certo, l’economista 62enne non è un novellino della politica. E a poltrone occupate finora, tra pubblico e privato, non è certo tra gli ultimi. Tra i più recenti prestigiosi incarichi assunti dal docente di Statistica Economica all’Università di Roma Tor Vergata, quello di componente dell’Advisory Board Italy di UniCredit. Economia e finanza, in sostanza, temi che a quanto pare cominciano a ben masticare anche i 5stelle, dato che Giovannini avrebbe come primo sponsor proprio Luigi Di Maio.

Basta ricordare che in un passaggio politico che precedette l’inizio del governo gialloverde, si fece proprio il nome dell’economista romano come possibile premier o ministro. E sempre allora, si diceva che il portavoce di ASviS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile) fosse una figura molto gradita al capo politico del M5s. Se poi si aggiunge il suo passato da ministro del Lavoro nel governo Letta, non sarà certo difficile entrare anche nelle grazie del Pd. E così, al Meeting di Rimini, iniziano le prove tecniche da presidente del Consiglio. “Il cuore della sostenibilità – dice l’accompagnatore di Greta Thunberg durante la sua visita a Roma – è il rispetto tra le generazioni. Il concetto dello sviluppo sostenibile si basa sul consentire alla generazione attuale di soddisfare i propri bisogni senza pregiudicare il fatto che le generazioni future facciano altrettanto”. E ricorda che il programma annunciato dalla nuova presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, va in quella direzione. In sostanza, per il paladino dello sviluppo sostenibile, “qualunque governo si formi, ponga questi temi in alto nella propria agenda”. Di più: “Insistiamo nel voler introdurre nella Costituzione italiana il principio dello sviluppo sostenibile”.

Il docente pure di Public management presso il dipartimento di Scienze politiche dell’università Luiss di Roma, evidenzia che attraverso “un’analisi della Legge di Bilancio 2019, sono emersi alcuni elementi positivi”. “Penso al Reddito di cittadinanza – sottolinea l’ex Director of the Statistics Directorate dell’Ocse – che dovrebbe ridurre la povertà, in particolare quella assoluta, non eliminarla”. Da qui la ricetta. “Alla Legge manca una visione d’insieme, che disegni un percorso per l’Italia da qui al prossimo quinquennio e al 2030”, aggiunge Giovannini che è stato già membro del Comitato strategico per l’introduzione dell’Euro in Italia istituito presso il Mef. Come è stato anche uno degli ex saggi di un pool nominato dall’allora presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, al fine di indicare le priorità per uscire dalla crisi economica e istituzionale che nel 2013 viveva l’Italia. E stando all’attuale stato, il Paese sembra non avere beneficiato tanto di questo lavoro commissionato dal Colle. Una cosa è certa: è un big sponsor del reddito di cittadinanza. Già Giovannini lo elogiava alla vigilia delle Politiche del 2018, in piena campagna elettorale. “La proposta formulata dai 5 Stelle è molto simile al reddito di inclusione che a sua volta è molto simile al sostegno per l’inclusione attiva che avviai io quando ero ministro”, diceva allora. Uno e trino.

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