Libano, a Beirut la riconciliazione passa dal palcoscenico

Il palco è spoglio, l’illuminazione al minimo. Gli abiti di scena sono quelli indossati ogni giorno dagli attori dilettanti. Una compagnia teatrale messa in piedi in Libano da una Ong sta raccogliendo un successo inatteso a Beirut. Sul palco va in scena “Amore e guerra sul tetto: un racconto di Tripoli”, dove le tensioni etniche e confessionali del Paese in qualche modo si sciolgono, almeno nello spazio e nel tempo fisico della rappresentazione teatrale.La pièce racconta di un regista frustrato e delle sue mille difficoltà a mettere insieme uno spettacolo sull’amore tra due giovani, uno sciita e una sunnita. La storia è ambientata in due quartieri vicini della città di Tripoli, dove queste tensioni hanno portato morte e devastazione.Gli attori vengono proprio da quei quartieri. “Ero molto titubante all’inizio per la presenza di ragazzi di Jabal, il quartiere dei combattenti alawiti”, racconta Tarek Hebbawi, originario del quartiere rivale, quello sunnita di Bab al-Tebbaneh: “Mi domando, perché tante guerre in Libano? – aggiunge – Perché restiamo coinvolti sempre in questioni che non ci riguardano? “Almeno nella finzione della storia a prevalere sul palco sono l’amore e il romanticismo. E’ soddisfatta Lea Baroudi, capo della compagnia March, che ha una sua idea sul conflitto. “I problemi di Tripoli non sono il risultato di un conflitto ideologico – spiega – i problemi sono la mancanza di lavoro e di speranza”.

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