Libano in allarme: Paese dei Cedri nel mirino dell’Isis

Non meno di 1.000 jihdisti dello Stato islamico si sarebbero “infiltrati” dalla Siria in Libano. E’ l’allarme lanciato dal capo della sicurezza di Beirut (DGS), il generale Abbas Ibrahim, il quale, citato dal giornale libanese “Assafir” ha messo in allerta le sue forze per evitare che la guerra civile nella vicina Siria sconfini nel Paese dei Cedri. Una minaccia che preoccupa il governo libanese. A partire da oggi, tra l’altro, non vige più il regime di libera circolazione tra i due Paesi: le autorità libanesi hanno imposto il visto d’ingresso per i cittadini siriani, ufficialmente solo per cercare di contenere e gestire l’enorme flusso di profughi, ma comunque ora l’entrata dalla Siria sarà sotto maggiore controllo.

Nel corso del fine settimana, i jihadisti hanno attaccato la cittadina di Falatiya, sui monti di al Qalamoun, zone che segna il confine orientale del Libano con la Siria. Per i jihadisti dell’Isis, ma anche per quelli del Fronte al Nusra (filiale ufficiale di al Qaida in Siria) quest’area è strategica e stanno cercando di prendere il controllo dei villaggi libanesi, con l’obiettivo di ottenere migliori posizioni di combattimento, come ha affermato il generale Abbas Ibrahim. Lo “Stato islamico non vuole dominare Qalamoun … ma vuole più semplicemente usarlo per proteggersi alle spalle attraverso il controllo dei villaggi (libanesi) a contatto con l’area Qalamoun”, ha detto Ibrahim, aggiungendo che il numero dei militanti in questa regione è in aumento. “Di recente circa 700 nuovi combattenti hanno giurato fedeltà (all’Isis), e così ora sono più di 1.000 i combattenti”, che si troverebbero sui monti, ha detto il generale.

Dal febbraio 2011, quando inizio la rivolta siriana, gli incidenti al confine tra Libano e Siria sono aumentati. Nel 2014 i jiahdisti hanno organizzato diversi attacchi, anche su grande scala, in territorio libanese. Ad agosto la città libanese sunnita di Arsal è stata teatro teatro di scontri tra l’esercito libanese e i jihadisti dello Stato islamico e del Fronte al Nusra. I jihadisti si sono ritirati sulle montagne dopo una tregua, ma hanno rapito decine di soldati e poliziotti libanesi. Poi gli scontri tra milizie sunnite pro-Isis e forze di sicurezza libanesi avvenuta a Tripoli, seconda più grande città del Paese situata a 30 chilometri a sud del confine siriano. Che il pericolo Isis sia ormai preso molto sul serio dal governo di Beirut, pare indirettamente testimoniato anche dall’entrata in vigore di un nuovo regime di “regolamentazione degli ingressi” per i siriani in Libano. In pratica, a differenza del passato, per i siriani da oggi è necessario ottenere un visto .

Una restrizione che non ha precedenti. Oltre alla minaccia per la sicurezza del Paese, Beirut deve certamente fare i conti con un afflusso sempre meno gestibile di profughi siriani: oltre 1,1 milioni di persone in fuga dalla guerra hanno varcato ufficialmente la frontiera libanese, un numero enorme per un Paese che conta 4 milioni di abitanti.

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