I liberiani sceglieranno domani, martedì, in ballottaggio il loro presidente. La scelta è tra l’attuale vicepresidente Joseph Boakai e l’ex campione dei calcio del Milan e della nazionale liberiana George Weah. Dopo sette settimane di dilazione, causata da ricorsi legali presentati dal partito al potere di Boakai contro la commissione elettorale, i seggi elettorali riapriranno alle 8 (10 in Italia) di martedì e chiuderanno alle 18 (20 in Italia) per 2,1 milioni di elettori registrati. La Coalizione per il cambiamento democratico di Weah ha inviatato gli elettori a non bere troppo alla vigilia di Natale, in modo da svegliarsi presto il 26 dicembre e andare a votare in quella che il presidente della Commissione elettorale nazionale Francis Korkoya ha definito “un sacrificio per il bene delle nostra democrazia e del nostro paese”. Il voto sceglierà il successore della presidente Ellen Johnson Sirleaf, che si dimetterà a gennaio dopo 12 anni al potere, prima donna eletta capo di stato in Africa e premio Nobel per la Pace. La leader rivendica il merito di aver fatto rinascere il paese dalle ceneri della guerra civile (1989-2003) e di aver reagito alla crisi dell’epidemia Ebola (2014-2016). Nel primo turno di voto, il 10 ottobre, Weah è risultato primo con il 38,4 per cento dei voti. Boakai secondo con il 28,8 per cento. Questo risultato ha innescato un ballottaggio, nel quale non è detto che Weah prevalga.
Ibrahim Al Bakri Nyei, analista politico della School of Oriental and African Studies (SOAS) di Londra, ha sottolineato che l’ex fuoriclasse del Milan si trova in una situazione simile a quella del 2005, quando perse con Sirleaf nonostante pronostici ampi di vittoria. Decisiva potrebbe essere l’afflusso al voto. “E’ probabile che l’affluenza sia inferiore a quella del primo turno”, prevede Nyei. Lodando il processo elettorale che, finora, non ha registrato violenze, Sirleaf ha detto in un recente discorso che “l’urna elettorale ha rimpiazzato le pallottole e le dispute elettorali sono state regolate attraverso i tribunali”. Il Partito dell’Unità di Boakai ha unito le forze con il Partito della Libertà d’opposizione per contrastare quelle che ha definito “massicce irregolarità e frodi” nei risultati, ma la Corte suprema non ha rilevato irregolarità e gli osservatori hanno dichiarato il voto credibile. L’altro aspetto del post-primo turno è stato il mercato dei candidati trombati al primo turno. Weah si è assicurato l’endorsment di Prince Johnson, il predicatore diventato signore della guerra, che è estremamente popolare nella zona di Nimba. L’ex campione è stato anche fotografato a un evento pubblico con Sirleaf giovedì scorso, suscitando speculazioni che la presidente uscente possa sostenere lui, invece che il vicepresidente che l’ha aiutata per 12 anni.
Decisivo potrebbe essere il tasso di partecipazione al voto. “E’ probabile che l’affluenza sia inferiore a quella del primo turno”, prevede Nyei. Lodando il processo elettorale che, finora, non ha registrato violenze, Sirleaf ha detto in un recente discorso che “l’urna elettorale ha rimpiazzato le pallottole e le dispute elettorali sono state regolate attraverso i tribunali”. Il Partito dell’Unità di Boakai ha unito le forze con il Partito della Libertà d’opposizione per contrastare quelle che ha definito “massicce irregolarità e frodi” nei risultati, ma la Corte suprema non ha rilevato irregolarità e gli osservatori hanno dichiarato il voto credibile. L’altro aspetto del post-primo turno è stato il mercato dei candidati trombati al primo turno. Weah si è assicurato l’endorsment di Prince Johnson, il predicatore diventato signore della guerra, che è estremamente popolare nella zona di Nimba. L’ex campione è stato anche fotografato a un evento pubblico con Sirleaf giovedì scorso, suscitando speculazioni che la presidente uscente possa sostenere lui, invece che il vicepresidente che l’ha aiutata per 12 anni.