Libia, Borrell: nuova missione aeronavale Ue per sostituire Sophia

Tra le priorità, attuare embargo Onu su armi per Libia, ma senza “pull factor”. Vertice dei ministri degli Esteri dei Ventisette

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I ministri degli Esteri dei Ventisette hanno raggiunto un accordo politico, oggi a Bruxelles, per il lancio di una nuova missione aeronavale nel Mediterraneo centrale, che sostituisca l’attuale operazione Sophia, con l’obiettivo di attuare l’embargo Onu sulle armi in Libia, e con la condizione che le navi vengano ritirate dalla aree in cui, a causa della loro presenza davanti alle coste libiche dovesse manifestarsi chiaramente un “effetto di attrazione” (“pull factor”) dei flussi migratori irregolari. “Abbiamo concordato di dare un ruolo all’Ue nell’attuazione dell’embargo sulle armi in Libia. Siamo riusciti a raggiungere un accordo politico che prima della riunione del Consiglio stamattina io pensavo fosse impossibile. Ma questo dimostra che quando c’è la volontà politica niente è impossibile”, ha annunciato questo pomeriggio a Bruxelles l’Alto Rappresentante per la Politica estera e di sicurezza comune europea Josep Borrell, durante la sua conferenza stampa al termine del Consiglio Affari esteri dell’Ue.

“Siamo d’accordo – ha continuato l’Alto Rappresentante – per lanciare una nuova operazione nel Mediterraneo, che avrà come scopo l’attuazione dell’embargo sulle armi (destinate alla Libia, ndr) deciso dal Consiglio di Sicurezza Onu”; allo stesso tempo, l’operazione navale Sophia “sarà chiusa: il suo mandato attuale scade il 28 marzo, e l’operazione verrà conclusa da quella data”. La nuova missione, ha spiegato Borrell, “comprenderà ‘asset’ aerei, satellitari e marittimi, quindi non solo navali. Le navi militari serviranno anche come base per il controllo radar dello spazio aereo”. “L’area delle operazioni – ha proseguito l’Alto Rappresentante – verrà definita con l’accordo sul mandato; non coprirà la stessa area di Sophia, che interessava tutta la costa libica, da un confine all’altro del Paese, ma sarà concentrata sulla sua parte orientale, quella da cui arrivano le armi, in posizione strategica rispetto alle rotte delle navi che portano le armi alla Libia. Lo staff militare definirà l’area operativa in accordo con questo mandato”.

“Siamo d’accordo – ha aggiunto – sul fatto che la nuova missione manterrà altri compiti secondari e di supporto, compresa la lotta al crimine organizzato responsabile del traffico dei migranti, e la continuazione del ‘training’ della Guardia costiera e della Marina libiche”. “Abbiamo tenuto conto – ha spiegato ancora Borrell – delle legittimi preoccupazioni di alcuni Stati membri sui potenziali effetti di attrazione per i flussi migratori, il cosiddetto ‘pull factor’, e abbiamo indicato che ci sarà un monitoraggio attento” della sua eventuale comparsa “con regolari rapporti al Comando dell’operazione. Su questa base, nel caso in cui verrà osservato questo ‘pull factor’ sulle migrazioni, gli asset marittimi saranno ritirati dalle aree pertinenti”.

Borrell, infine, rispondendo a specifiche domande dei giornalisti, ha fornito alcune precisazioni. Innanzitutto, che le navi della nuova missione continueranno ad avere l’obbligo di soccorso in mare. “Il diritto internazionale resta il diritto internazionale, e la legge del mare resta la legge del mare. Se una nave militare incontra persone in difficoltà, dovranno salvarle; quanto a dove sbarcarle – ha puntualizzato -, questo dovrà ancora essere discusso”. Ma siamo davanti a un “principio di diritto internazionale umanitario”. In secondo luogo, l’Alto Rappresentante ha detto che il mandato Onu sull’embargo delle armi “può restare lo stesso” con la nuova missione. “Non penso che sia necessario un nuovo mandato”, ha osservato.

Poi, a chi chiedeva se il bilancio finale dell’operazione Sophia debba considerarsi una sconfitta, Borrell ha replicato: “Sophia ha funzionato molto bene fino a quando è stata operativa; oggi esiste ancora, teoricamente; ma non ha navi, ha solo mezzi aerei. E termina il 28 marzo. Vogliamo lanciare una nuova operazione, e non è necessario averne due diverse”. Tutto qui. Gli è stato chiesto anche se la nuova missione sarà davvero in grado di fermare le navi che portano le armi in Libia. “Certo – ha risposto -, non siamo là per fare una passeggiata”. Quanto a eventuali operazioni terrestri della nuova missione contro il traffico d’armi, l’Alto Rappresentante ha riconosciuto che “è molto difficile per noi agire sui confini fra due paesi”, come Libia ed Egitto. “Altri Stati membri hanno proposto altre azioni sul terreno, ma certo dovranno essere concordate con le autorità libiche. Oggi, comunque – ha concluso -, avevamo già abbastanza da discutere”. askanews