Libia, capo della guardia costiera è boss del traffico di migranti. “L’Ue dovrebbe sapere”

Libia, capo della guardia costiera è boss del traffico di migranti. “L’Ue dovrebbe sapere”
4 marzo 2017

Il boss della tratta di migranti nella città libica di Zawiya è Abdurahman Al Milad Aka Bija, o semplicemente Al Bija, 28 anni, che è anche il nuovo comandante della Guardia costiera della città situata a circa 45 chilometri a Ovest di Tripoli, diventata da tempo “il quartier generale” del traffico di esseri umani e del contrabbando di petrolio lungo la costa occidentale della Libia. Non è un caso, scrive la giornalista freelance Nancy Porcia nell’inchiesta pubblicata su TRT World, che il colosso petrolifero libico (Noc) non abbia accesso ai profitti della principale raffineria di greggio della Libia occidentale situata proprio a Zawiya. Né che il Comando centrale della Guardia costiera libica di Tripoli non sia riuscito a portare la città sotto il proprio controllo. Perché a comandare a Zawiya è la tribù Abu Hamyra, di cui è membro al Bija, che si è imposta nel vuoto di potere venutosi a creare dopo la caduta di Muammar Gheddafi, nel 2011.

Secondo una delle fonti sentire da TRT World, “negli ultimi due anni la milizia si è infiltrata nell’amministrazione della raffineria e della guardia costiera” e oggi “Al Bija è il leader incontrastato del commercio di esseri umani”. Anche al Jazeera ha riferito oggi di questa tribù, “la più potente della regione”. Un abitante di Zawiya ha detto all’emittente araba che il capo dei miliziani “è pagato direttamente dal governo con il compito di monitorare le attività al porto. Dovrebbe lavorare con i funzionari della marina, ma invece è il boss del traffico di esseri umani. Non solo gestisce quello che accade al porto, ma controlla direttamente anche diversi centri di detenzione”. Una fonte del ministero dell’Interno libico, contattata da al Jazeera, ha confermato il racconto dell’abitante di Zawiya: “Le guardie costiere corrotte danno i migranti ai miliziani e i miliziani li tengono in centri di detenzione illegali. Qui iniziano a ricattare i migranti. Gli prendono i soldi, i telefoni, i documenti. Con i numeri che trovano sui telefoni, i trafficanti chiamano le famiglie per chiedere un riscatto per lasciarli andare.

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I miliziani li vendono anche ai caporali della zona che li usano come forza lavoro gratuita. Contrastarli è quasi impossibile, anche per la polizia”. Secondo TRT World, al Bija lavora sotto la protezione di Al Qasseb, nome di battaglia di Mohamed Khushlaf, capo della sicurezza della raffineria di Zawiya. Sostenuto dal cugino e avvocato Walid Khushlaf, Al Qasseb ha il pieno controllo sulla raffineria e sul porto di Zawiya. Anche i cugini Khushlaf fanno tutti parte della tribù Abu Hamyra. Un uomo che lavora nella raffineria ha confermato a TRT World che sono Al Bija e Al Qasseb a guidare il traffico di esseri umani: “La gente di Al Bija chiude i migranti in un campo da qualche parte dentro la città. I migranti sono costretti a lavorare e a pulire”. Diverse fonti hanno sottolineato come il ruolo svolto da al Bija sia talmente noto che necessariamente ne debbano essere al corrente anche i partner internazionali della Libia, in particolare l’Europa che dal 2015 è impegnata nella missione Eunavfor incaricata proprio di smantellare le reti di trafficanti nel Mediterraneo centrale: “Gli europei dovrebbero avere tutti i dettagli, dopo che per mesi hanno raccolto in mare informazioni nell’ambito della missione Sophia”.

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