Libia, la guerra segreta di Renzi. Americani e inglesi contro l’Isis

Libia, la guerra segreta di Renzi. Americani e inglesi contro l’Isis
11 agosto 2016

di Maurizio Balistreri

E’ giallo sulla presenza di forze speciali italiane a Sirte. O se preferite, l’Italia ha iniziato a combattere in Libia, ma è un segreto. Secondo insistenti voci, anche di stampa, mentre gli Usa continuano a bombardare Sirte per aiutare l’offensiva delle milizie libiche fedeli al governo del premier designato Fayez al Serraj, forze speciali italiane starebbero addestrando i militari libici a sminare il terreno. Fonti istituzionali spiegano che si tratta di alcune decine di militari dei corpi speciali il cui compito è attualmente quello di formazione e addestramento. Le stesse fonti spiegano che i militari isis-sirte-inviati in Libia stanno operando sotto le dirette dipendenze della presidenza del Consiglio. Nonostante le notizie che continuano a circolare, il premier libico al Serraj assicura di non aver bisogno di truppe straniere sul terreno, anche se ricorda che “l’Isis è un’organizzazione pericolosissima” e che potrebbe infiltrare propri miliziani nei barconi che “portano i migranti verso le coste italiane”. Non è la prima volta che si parla della presenza di italiani all’opera ma il governo, per ovvie ragioni, non ha mai confermato la notizia. Intanto, le forze militari vicine al governo di unità nazionale libico del premier Fayez al Serraj hanno annunciato di aver conquistato il quartier generale dell’Isis a Sirte, mentre stanno progressivamente liberando la città dalle sacche di resistenza delle forze del Califfo.

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“Non ritengo opportuno commentare notizie stampa inesatte”. Il presidente del Copasir, Giacomo Stucchi, risponde così all’indiscrezione secondo cui il Copasir sarebbe stato informato già la settimana scorsa con un documento del governo sulla presenza di forze speciali italiane in Libia. Secondo rumors il documento sarebbe stato redatto dal Cofs (Comando interforze per le Operazioni delle Forze Speciali) e poi trasmesso al Copasir. Il testo, classificato come segreto, parla di operazioni effettuate in applicazione della normativa approvata lo scorso novembre dal Parlamento che consente al presidente del Consiglio di autorizzare missioni all’estero di militari dei nostri corpi d’elite ponendoli sotto la catena di comando dei servizi segreti. Già nota, invece, la presenza di forze speciali Sas (Special Air Service) contro l’Isis era già nota. L’esercito di Sua Maestà starebbe peraltro cambiando le sorti del conflitto utilizzando un nuovo prototipo di arma noto come “il punitore”, un lanciagranate statunitense XM25 dotato di telemetro laser che consente di sparare granate da 25 millimetri che esplodono a mezz’aria o in prossimità del bersaglio, fino a un chilometro di distanza. L’Italia, insieme a Germania, Usa, Francia, Regno Unito e Spagna, è preoccupata per la situazione in cui si trova il terminal petrolifero di Zuetina, sotto attacco di fazioni rivali che ne minacciano l’attività e ha chiesto insieme agli altri 5 Paesi firmatari della dichiarazione congiunta che il controllo di tutte le installazioni petrolifere libiche ritorni in mano al governo di unità nazionale, “senza condizioni, riserve, né rinvii”.

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Frattanto, si allarga ulteriormente il fronte nella battaglia degli Stati Uniti contro l’Isis. Se circa una settimana fa i caccia americani avevano iniziato a sferrare per la prima volta attacchi aerei contro le posizioni degli estremisti nella città libica di Sirte, su richiesta del governo di unità nazionale del Paese, ora è emerso per la prima volta che le forze speciali Usa stanno fornendo sostegno diretto sul campo. Ad essere coinvolto è un numero limitato di militari americani, che si stanno coordinando sui raid aerei e stanno fornendo informazioni d’intelligence alle forze impegnate sul territorio libico. Il personale Usa è numericamente contenuto ma sta agendo al fianco dei soldati britannici a Sirte, la capitale di fatto in Nord Africa di Daesh. A rivelarlo sono state fonti americane e libiche al Washington Post, secondo cui negli ultimi giorni sono stati avvistati in loco soldati americani e britannici mentre trasportavano apparecchi radio e indossando tute mimetiche e giubbotti antiproiettile. Sentito dal quotidiano della capitale Usa, Robyn Mack, portavoce del commando americano per l’Africa (Africom), ha spiegato che un numero limitato di soldati Usa continuerà ad entrare e uscire dalla Libia per scambiare informazioni con le forze sul posto. Di più non ha detto.

 

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