Libia, raid aereo su bastione jihadista di Derna. Almeno 15 morti, 8 sono bambini. Tripoli: “E’ crimine di guerra”

Libia, raid aereo su bastione jihadista di Derna. Almeno 15 morti, 8 sono bambini. Tripoli: “E’ crimine di guerra”
Il generale Khalifah Haftar, rivale del governo d'Accordo nazionale di Tripoli riconosciuto dalla comunità internazionale
31 ottobre 2017

Ci sono 8 bambini tra i 15 civili rimasti uccisi in un raid aereo su Derna, roccaforte jihadista nella Libia orientale assediata dall’esercito guidato dal generale Khalifah Haftar e rivale del governo d’Accordo nazionale di Tripoli riconosciuto dalla comunità internazionale. La maggior parte delle vittime, tra cui donne e bambini, appartengono alla stessa famiglia, ha precisato la fonte che lavora all’ospedale Harish, aggiungendo che tre persone sono rimaste ferite in modo critico nell’attacco condotto ieri sera.  L’attacco non è stato rivendicato dalle forze fedeli al generale Haftar, che da mesi conducono regolarmente attacchi aerei contro la città orientale. Derna, circa 900 chilometri a est di Tripoli, era nota per essere stata un bastione di jihadisti anche prima della rivolta del 2011 che ha rovesciato e ucciso il colonnello Muammar Gheddafi. Le forze di Haftar stanno conducendo da mesi una campagna militare per strappare la città dal “Consiglio rivoluzionario della Shura di Derna”, un’alleanza di milizie jihadiste vicine ad al Qaida. Il governo di accordo nazionale di Tripoli ha condannato come crimine di guerra il raid aereo messo a segno nella città di Derna. L’attacco è stato condannato anche dalla missione Onu in Libia (Unsmil).

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Da parte sua, il Consiglio locale di Derna ha dichiarato tre giorni di lutto cittadino, bollando gli attacchi aerei come “un’aggressione barbara” e due esponenti del Consiglio hanno accusato l’Egitto. In un comunicato diffuso dai siti libici, il governo di Tripoli ha riferito di aver “contattato il Consiglio di sicurezza Onu perché intervenga e indaga sull’accaduto, che ammonta a un crimine di guerra”. L’esecutivo ha quindi rilanciato il suo appello perché venga revocato il blocco imposto da mesi alla città dalle forze del generale Khalifa Haftar, per consentire così l’accesso agli aiuti umanitari, sottolineando che “le persone malate e ferite dovrebbero poter lasciare la città per le cure”. Il ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Angelino Alfano fa sapere che “siamo vicini alle famiglie delle vittime e solidali con la popolazione della città. Auspichiamo un rapido accesso delle organizzazioni umanitarie affinché si possa prestare soccorso ai feriti e portare gli aiuti necessari per alleviare le sofferenze dei cittadini”.

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