Libia, raid Usa contro Isis. Il primo ministro libico: “Ingenti perdite a Sirte”

Libia, raid Usa contro Isis. Il primo ministro libico: “Ingenti perdite a Sirte”
1 agosto 2016

Gli americani hanno iniziato a bombardare la Libia. Per la prima volta dalle operazioni del 2011, che portarono alla caduta di Muammar Gheddafi, i caccia Usa sono tornati a bersagliare il territorio libico. L’obiettivo: postazioni Isis. Lo ha annunciato il primo ministro del governo di Tripoli sostenuto dall’Onu, Fayez al Sarraj.   “I primi raid aerei americani contro posizioni esatte dell’organizzazione Daesh (Isis) sono stati effettuati oggi e hanno provocato ingenti perdite…a Sirte”, ha dichiarato Fayez al Sarraj. Da Washington, invece, il Pentagono ha fatto sapere che gli attacchi sono stati lanciati in risposta a una richiesta del governo di unità nazionale. “Su richiesta del governo di accordo nazionale libico, l’esercito degli Stati Uniti ha condotto raid aerei di precisione contro obiettivi dell’Isis a Sirte, Libia, per sostenere le forze alleate al governo di unità nazionale nel tentativo di sconfiggere l’Isis nella sua principale roccaforte in Libia”, ha dichiarato il responsabile per la stampa del Pentagono, Peter Cook.

In pratica, il governo di accordo nazionale, che ha sede a Tripoli, ha lanciato un’operazione a maggio scorso per riconquistare Sirte, roccaforte dell’Isis e città natale del defunto colonnello Muammar Gheddafi, che le milizie jihadiste controllano da giugno 2015. La caduta di Sirte, 450 chilometri a est della capitale, sarebbe un duro colpo per l’organizzazione terroristica, che ha inoltre dovuto fronteggiare una serie di pesanti battute d’arresto in Siria e in Iraq. La battaglia per Sirte è costata la vita a 280 combattenti filo governativi e ne ha feriti oltre 1.500. Le forze alleate con il governo di accordo nazionale sono composte principalmente da milizie della Libia occidentale create durante la rivolta del 2011 che ha portato alla caduta di Gheddafi. Il governo di accordo nazionale è il frutto di un’intesa per la condivisione del potere mediata dalle Nazioni Unite e raggiunta a dicembre, ma di fatto deve essere ratificata dal parlamento eletto libico nel lontano Est del Paese.

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