Khalifa Haftar, l’uomo che oggi Fayez al Serraj vuole far arrestare per “crimini di guerra”, ha raggiunto un primo obiettivo – far saltare la prossima Conferenza di pace – ma ha subito un durissimo colpo militare nella citta’ cruciale di Fuqaha, proprio da parte di quell’Isis che aveva promesso di spazzare via dal paese. La Conferenza sulla Libia in programma dal 14 al 16 aprile a Ghadames, e alla quale lo stesso maresciallo della Cirenaica aveva dato la propria adesione, e’ stata rinviata a data da destinarsi. “Non possiamo chiedere di prendere parte alla conferenza durante gli scontri a fuoco e gli attacchi aerei”, ha ammesso l’inviato speciale delle Nazioni Unite, Ghassan Salame, auspicando che la conferenza si svolga “il prima possibile”.
Lo stesso Palazzo di vetro ritiene – per bocca del Commissario per i diritti umani, Michelle Bachelet – che nell’offensiva in corso nel sud di Tripoli – e in particolare all’aeroporto civile di Mitiga, che ha ripreso a fatica l’operativita’ dopo i bombardamenti di ieri – possano essere ravvisati crimini di guerra. Quella che per l’Onu e’ ancora un’ipotesi, per il Governo di accordo nazionale libico e’ certezza: Serraj, il premier, ha dato mandato alla Procura militare generale di emettere mandati di cattura nei confronti di Haftar e dei suoi generali, “responsabili dell’offensiva militare su Tripoli”, che “lavorano per destabilizzare la capitale”. L’uomo forte della Cirenaica, secondo fonti giudiziarie, ha compiuto “crimini di guerra” e “violazioni degli accordi nazionali”. Il premier sembra, inoltre, voler fare chiarezza su chi lo sostiene e chi no. Nel corso di una telefonata con il presidente del Consiglio italiano, Giuseppe Conte, avvenuta ieri, Serraj ha mostrato “la sua determinazione a resistere a questo attacco con tutta la forza, e a respingere le truppe di Haftar”.[irp]
Oggi, dopo aver protestato ufficialmente nei giorni scorsi con Parigi obbligandola a prendere almeno apparentemente le distanze da Haftar, ha richiamato per consultazioni otto dei propri incaricati d’affari in Stati esteri sospettati di “appoggiare l’offensiva” di quest’ultimo. Sono gli incaricati d’affari in Gran Bretagna, Germania, Spagna, Olanda, Azerbaigian, Mali, Burkina Faso e il console a Gedda, in Arabia Saudita. Il bilancio ufficiale delle vittime dei combattimenti, intanto, e’ salito alla cifra di 47 morti e 181 feriti. Lo riferisce l’Organizzazione mondiale della sanita’ (Oms), citando quanto riportato dalle strutture sanitarie nei pressi della citta’. L’Oms ha anche avvertito che il conflitto rischia di causare una carenza di farmaci. L’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati (Unhcr) ha trasferito 150 migranti dal centro di detenzione di Ain Zara, nell’area degli scontri, al centro della capitale libica.
Ad Al Fuqaha, nel distretto di Giofra, nella Libia centrale a circa 600 km a sud est di Tripoli, l’Isis approfitta del vuoto di potere e della distrazione militare di Haftar, i cui uomini sembrano non avere il controllo della citta’. Dopo mezzanotte un commando e’ arrivato a bordo di una quindicina di mezzi, e ha assassinato, mentre dormiva a casa sua, il presidente del Consiglio locale del villaggio. E’ stato ucciso un altro cittadino che in passato era tenuto in ostaggio dai combattenti ed era stato liberato da alcune milizie affiliate al governo di Tripoli. Secondo quanto riferito da residenti all’agenzia Reuters, le persone uccise sono tre, mentre una quarta e’ stata rapita dai miliziani jihadisti. L’assalto e’ durato alcune ore. La sede della Guardia municipale e alcune abitazioni di poliziotti sono state bruciate e tutta l’area e’ stata lasciata senza corrente elettrica. Fuqaha era entrata nel mirino dell’Isis gia’ negli anni scorsi.