La porte del nuovo Parlamento frutto del risultato delle elezioni del 25 settembre si apriranno il 13 ottobre. In attesa di conoscere chi saranno gli eletti i regolamenti di Camera e Senato fissano alcune regole sui primi adempimenti. A presiedere la prima seduta del Senato a maggioranza di centrodestra sarà Liliana Segre (a meno di una indisponibilità della senatrice a vita al momento non comunicata alla presidenza) in quanto membro più anziano di quella camera. Segre, superstite dell’Olocausto e testimone attiva della Shoah italiana, durante la campagna elettorale aveva invitato la leader di Fdi, Giorgia Meloni, a “togliere la fiamma dal logo del suo partito”.
A Montecitorio invece toccherà a Ettore Rosato, esponente della lista Azione-Italia viva-Calenda, che arrivando oggi alla Camera si dice sicuro della sua rielezione. Rosato presiederà la prima seduta della nuova Camera in quanto vicepresidente più anziano per elezione. Il nuovo Parlamento sarà decisamente più “magro” del precedente, dopo il taglio dei parlamentari introdotto con la riforma costituzionale voluta dal M5s i deputati scendono da 630 a 400 e i senatori da 315 a 200. Sono passati quasi 60 anni dalla legge costituzionale che nel 1963 aveva fissato il numero di parlamentari in 945, (più i senatori a vita nominati dal capo dello Stato). Dal 1948 al ’63 infatti il numero era mobile, era fisso solo il rapporto con la popolazione: un deputato ogni 80mila abitanti e un senatore ogni 200mila.
A causa della riduzione delle “poltrone” nelle Aule verranno eliminate alcune postazioni dai lati estremi dell’emiciclo (due file a destra e due a sinistra per l’aula disegnata dal Basile a Montecitorio) e le fila esterne e l’ultima più lontana dalla presidenza per quella di Palazzo Madama. Lunedì 10, invece, dopo la proclamazione degli eletti, i nuovi parlamentari verranno “accolti” dal personale della Camera e del Senato per il disbrigo delle procedure burocratiche con le quali entrano nella disponibilità del suo nuovo status, sia per quanto riguarda la parte economica, sia per i documenti e i tesserini necessari all’accesso a tutti i servizi parlamentari. Come primo atto i parlamentari devono eleggere i presidenti di Camera e Senato. L’elezione del presidente della Camera ha luogo per scrutinio segreto a maggioranza dei due terzi dei componenti, dal secondo scrutinio è richiesta la maggioranza dei due terzi dei voti calcolando anche le schede bianche.
Dopo il terzo scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta dei voti. Per il Senato alla prima e seconda votazione è richiesta la maggioranza assoluta dei voti dei componenti, altrimenti, nel giorno successivo, si procede ad una terza votazione nella quale è sufficiente la maggioranza assoluta dei voti dei presenti, computando tra i voti anche le schede bianche. Eletto il Presidente, si procede all’elezione di quattro vicepresidenti, di tre Questori e di otto segretari che costituiscono l’Ufficio di Presidenza. E fin qui le procedure dei due rami del Parlamento sono quasi identiche: entro due giorni dalla prima seduta, i deputati devono dichiarare al segretario generale della Camera a quale Gruppo appartengono, mentre al Senato i giorni a disposizione sono tre.
A Palazzo Madama però è stata approvata proprio sul finire della legislatura, il 27 luglio, una riforma del regolamento che introduce delle novità legate principalmente al taglio dei senatori che ha richiesto una modifica dei quorum richiesti e del numero delle commissioni, ridotte da 14 a 10. Per costituire un gruppo parlamentare alla Camera occorre un numero minimo di 20 deputati, al Senato i componenti necessari sono 6. Entro quattro giorni dalla prima seduta (quindi presumibilmente lunedì 17 ottobre) a Montecitorio il presidente convocherà i gruppi che devono nominare il presidente, uno o più vicepresidenti e un comitato direttivo. A Palazzo Madama il regolamento stabilisce che la convocazione delle assemblee dei gruppi per l’elezione del proprio presidente avvenga “entro sette giorni dalla prima seduta” (quindi entro il 20 ottobre).