I suoi modelli sono Valentina Tereskova e Samantha Cristoforetti, sulla scrivania i libri di Fisica, facoltà che ha appena cominciato a Torino; parla russo e inglese e in testa ha un unico, grande sogno: diventare astronauta e magari essere la prima donna su Marte. Linda Raimondo ha 19 anni ed è una brillante studentessa torinese, selezionata insieme alla ricercatrice di Astrofisica, Claudia Antolini per rappresentare il nostro Paese alla prima edizione del Geospace Astronaut Training, che si terrà a Husavìk, in Islanda dal 20 al 23 settembre 2018.
“Geospace – ha spiegato ad askanews – è la prima edizione di un programma che vuole in qualche modo simulare lo stesso tipo di addestramento svolto dagli astronauti delle missioni Apollo prima di andare sulla Luna. Anche loro, infatti, si erano addestrati in Islanda proprio perché presenta questo territorio in cui non è assolutamente facile vivere”. “Non so ancora cosa ci faranno fare nel programma di addestramento. So che andremo in giro per delle cave, faremo trekking, andremo in barca e soprattutto assisteremo a delle lezioni di astrobiologia e vulcanologia tenute da professori di Cambridge”. Il Geospace Astronaut Training è parte integrante del Festival degli esploratori sviluppato con l’obiettivo di promuovere il tema dell’esplorazione, con un’attenzione particolare alle spedizioni… sulla Terra ma non solo.
In particolare vuole celebrare il 50esimo anniversario del primo volo intorno alla Luna del programma Apollo nel 1968 e il primo sbarco umano sul nostro satellite naturale nel 1969. Linda e le sue colleghe, tutte donne, si alleneranno in alcune delle stesse aree utilizzate per l’addestramento dagli astronauti delle missioni Apollo tra il 1965 e il 1967 e inoltre esploreranno nuovi siti tra cui una delle grotte di lava più grandi d’Islanda e una delle aree geotermiche più attive al mondo. E chissà che quest’addestramento, un giorno, non possa tornare utile a Linda per andare davvero nello Spazio. “Non mi voglio illudere – ha concluso la giovane aspirante astronauta italiana – perché so che la selezione è durissima e sono pochi quelli che riescono a farcela ma se dovessi fallire in questo mio sogno mi piacerebbe comunque lavorare all’Esa come scienziato, in particolare come fisico”.