Nuovo linguaggio, bipolarismo e l’eredità politica: Berlusconi visto dai politologi

L’ATTORE POLITICO Superstizioso com’è, probabilmente, non amerà quei tanti articoli celebrativi di questi giorni che gli sembreranno dei coccodrilli prematuri di Barbara Acquaviti

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di Barbara Acquaviti

Forse ha ragione il politologo Alessandro Campi quando sostiene che “la sua eredità è se stesso, punto”. Silvio Berlusconi compie 80 anni e non dà segno di voler abbandonare la scena politica. Quella stessa scena che ha influenzato, e molto. Nel bene e nel male. Superstizioso com’è, probabilmente, non amerà quei tanti articoli celebrativi di questi giorni che gli sembreranno dei coccodrilli prematuri. Ma è da anni che politologi ed esperti della materia si chiedono come l’ex premier abbia contribuito a cambiare la politica italiana, dal punto di vista istituzionale ma anche del linguaggio. “L’unica cosa che mi sento di dire – spiega Ilvo Diamanti – è che ha cambiato nel bene e nel male la politica. Dopo di lui è diventata altra. Con lui hanno fatto irruzione i media come nuovo terreno nella politica, la tv soprattutto. Prima la politica si faceva sul territorio e i partiti erano frutto di ideologia, dopo di lui è diventata comunicazione e marketing con il serio problema, però, che è stato un attore politico che i media oltre a conoscerli e frequentarli, li possedeva. Non è un caso che il suo declino corrisponda al cambiamento dei media nella politica. Non che la tv non conti più, anzi. Ma ora le tv sono di più ma poi c’è l’irruzione della rete”.

Per il professore Stefano Ceccanti, invece “la principale eredità positiva e negativa di Berlusconi sono legate”. “Di positivo – sottolinea – c’è che ha strutturato l’offerta del centrodestra nel nostro paese stabilizzando il bipolarismo, l’aspetto negativo è che non è mai riuscito a emancipare il centrodestra dalla sua persona ed rimasto incerto se istituzionalizzare il bipolarismo”. A giudizio del costituzionalista, schierato per il sì alla riforma istituzionale, il punto è che “quando Berlusconi si sente perdente dà spazio a tentazioni di ritorno al proporzionale, come ora”. “Se restasse fedele alla sua eredità positiva – sostiene Ceccanti – dovrebbe votare sì sul ddl Boschi”. Anche per Giovanni Guzzetta il maggior merito di Berlusconi sta nel “fatto di essere stato il primo a intuire la logica di funzionamento maggioritario, riuscendo a utilizzarlo nel modo più efficacie da subito”. “Un aspetto negativo – sottolinea – è invece quello di aver sottovalutato che il maggioritario avrebbe avuto la necessità di uno sforzo di elaborazione culturale che sostituisse la narrazione tipica della Prima Repubblica”. Insomma, per Guzzetta, avrebbe dovuto coltivare di più l’intellighenzia di centrodestra. “Credo – osserva – che nella sua modalità di rivolgersi agli italiani abbia sottovalutato questo aspetto, anche nella scelta di possibili interlocutori del mondo della cultura, cosa che all’inizio invece aveva fatto”.

Ma è proprio nell’innovazione del linguaggio che il giurista Michele Ainis riconosce l’eredità positiva di Berlusconi. “C’è stato – spiega – un rinnovamento dei linguaggi della politica. Prima c’erano le convergenze parallele di Moro e le formule astruse, poi lui ha cominciato a parlare un linguaggio più vicino a quello comune e questo strumento di avvicinamento ha portato a un accorciamento della distanza”. Tuttavia, prosegue Ainis, “dal punto di vista del sistema istituzionale la sua traiettoria coincide con il passaggio da prima a seconda Repubblica. Questo, però, significa che coincide anche con il passaggio da una forma di governo di tipo parlamentare a una di tipo presidenziale. Tutto questo è avvenuto senza mai correggere la Costituzione scritta. Io credo che l’eredità pesante di questi 20 anni sia quella di aver generato due Costituzioni, una scritta e l’altra vissuta, nemica l’una dell’altra. Questo ha determinato una serie di guai e incertezza sulle regole”. Per il politologo Alessandro Campi, invece, c’è poco da discutere di eredità. “Nel senso – afferma – che Berlusconi decide ancora i destini del centrodestra. Per quanto indebolito, è una figura dalla quale non si può prescindere e non ha intenzione di mollare. Ha una capacità di durata impressionante”.