E’ una Juve che può arrivare a Berlino. Parola di Marcello Lippi, ultimo tecnico a sollevare una Champions League. “Un’analogia col passato ci può anche stare – ha detto ai microfoni di ‘Radio Anch’io Sport’ su RadioUno – I calciatori sono un po’ scaramantici e ci sono delle connessioni a cui bisogna far caso”. Mercoledì a Madrid partita durissima: “Ci saranno dei momenti difficilissimi davanti a 90 mila persone a cui è rimasto un solo obiettivo per salvare la stagione ma la Juve ha le caratteristiche per far male. Pogba è meglio che stia in campo, anche per 70 minuti. Così come Buffon potrà essere determinante e secondo me potrà essere la serata di un centrocampista, penso a Vidal”. Rispetto alla Juve che vinse la Champions nel ’96 Lippi vede qualche analogia. “Quella era una squadra che non vinceva da dieci anni, poi ha vinto il campionato. Il punto di forza era il pressing sulla trequarti avversaria e anche la finale l’affrontammo così e meritammo tantissimo anche se poi l’abbiamo vinta ai rigori. Venivamo da due annate straordinarie. Preparammo la finale con un mese di tempo a disposizione, si percepiva la crescita della squadra.
Anche l’Italia campione del Mondo ebbe un cammino simile con la vittoria sulla Germania che aumentò il livello di convinzione e di autostima”. Analogie anche tra Allegri e Lippi. “Ci uniscono la grande determinazione, la grande voglia di vincere, l’assoluta dedizione alla vittoria. Mi sono rivisto in Allegri. Alla stessa età siamo arrivati in una grande squadra e al primo colpo abbiamo vinto lo scudetto. C’è anche una certa analogia dal punto di vista della concretezza dovuta all’aver partecipato a tutti i campionati, come giocatori prima e allenatori poi, la famosa gavetta. Non ha toccato nulla di quello che funzionava benissimo e poi piano piano ha fatto capire ai giocatori che si poteva aggiungere qualcosa”.