L’Iran verso l’isolamento, accordo nucleare a rischio. Pressing di Gran Bretagna, Francia e Germania

L’Iran verso l’isolamento, accordo nucleare a rischio. Pressing di Gran Bretagna, Francia e Germania
A destra il presidente iraniano Hassan Rohani
15 gennaio 2020

L’Iran che affronta le proteste di piazza rischia di vedere la fine dell’accordo sul nucleare, che dal 2015 lo aveva rimesso sulla scena diplomatica internazionale, e diventa nuovamente una minaccia atomica. Gran Bretagna, Francia e Germania hanno annunciato di voler lanciare il meccanismo di risoluzione delle dispute, come previsto dall’accordo sul nucleare iraniano del 2015, per contestare alla Repubblica islamica le violazioni della stessa intesa. “Siamo rimasti senza altra scelta, visto le azioni dell’Iran”, che avviare il processo di disputa, si legge in un comunicato congiunto dei tre Paesi europei firmatari dell’accordo, aggiungendo che Teheran “non sta adempiendo agli impegni” sottoscritti nel 2015. Il meccanismo di risoluzione delle dispute prevede l’istituzione di una commissione congiunta che verifichi i motivi di insoddisfazione dell’uno e dell’altro contraente rispetto agli adempimenti previsti dall’accordo stesso. La commissione ha 15 giorni di tempo per sciogliere il nodo della controversia fornire una propria relazione. L’art.36 dell’Accordo prevede, ancora, che dopo la commissione i Paesi possono ricorrere all’Advisory Board , che a sua volta ha altri 15 giorni di tempo per dare un parere non vincolante.

Se entro 30 giorni il nodo sara’ ancora intatto, i ricorrenti potranno sottoporre il tema al Consiglio di sicurezza dell’Onu, che potrebbe decidere di imporre di nuovo le sanzioni a Teheran. Quello dei Paesi europei, al momento, e’ una mossa destinata a esercitare pressioni su Teheran. “Il meccanismo di risoluzione delle dispute che sara’ attivato ora non e’ per re-imporre sanzioni”, ha spiegato, infatti, Josep Borrell, Alto rappresentante per la Politica estera dell’Ue. “L’obiettivo non e’ imporre di nuove sanzioni, ma risolvere problemi legati all’implementazione dell’accordo” e “in particolare trovare soluzioni per riportare (l’Iran) al pieno rispetto nel quadro di questo accordo”. “Alla luce delle pericolose escalation in corso in Medio Oriente – ha sottolineato – preservare l’accordo sul nucleare ora e’ piu’ importante che mai”. Il tempo che l’Ue vuole darsi e dare a Teheran, e’ negato da Israele. La Repubblica islamica, fa sapere l’intelligence dell’esercito dello Stato ebraico, avra’ sufficiente uranio arricchito per produrre un ordigno nucleare entro la fine dell’anno, e entro due anni, di mettere a punto un missile che possa trasportarlo.

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Se Israele, sostenuto dagli Stati Uniti, ribadisce che impedira’ a teheran di avere l’arma nucleare con ogni mezzo, i tre Stati europei firmatari dell’accordo sottolineano che non si uniranno alla “campagna di massima pressione sull’Iran” promossa da Washington, usciti in modo unilaterale dall’intesa, facendo scattare poi il graduale disimpegno anche di Teheran, ma tra loro Londra cmincia a pensarla diversamente: “Se stiamo per sbarazzarci dell’accordo abbiamo bisogno di uno che lo rimpiazzi”, ha dichiarato Boris Johnson in un’intervista alla Bbc. “Sostituiamolo con l’accordo Trump”, ha aggiunto il premier britannico. Johnson ha detto di capire il punto di vista americano: “Si tratta di un accordo imperfetto”. “Rimpiazziamolo con un accordo negoziato da Trump”, ha aggiunto, “Trump e’ un grande negoziatore, come dice lui e come dicono gli altri”. La Russia, altro paese firmatario dell’Accordo, spera che il meccanismo di risoluzione delle controversie non porti un peggioramento ulteriore della situazione relativa all’intesa del 2015, sempre piu’ inconsistente dopo il ritiro degli Usa e il graduale disimpegno di Teheran.

“Speriamo che questo passo – ha dichiarato su Twitter il rappresentante permanente della Russia presso le organizzazioni internazionali a Vienna, Mikhail Ulyanov – non complichi ulteriormente la situazione”. La reazione iraniana sembra dare ragione a Mosca: Teheran ha promesso “una risposta decisa” alla decisione di Gran Bretagna, Francia e Germania e ha contestato la scelta parlando di “azioni non costruttive”. Sul piano interno, la Repubblica Islamica ha visto la quarta giornata di proteste contro il regime, dopo l’abbattimento dell’aereo ucraino da parte della contraerea iraniana, per il qua sono stati effettuati i primi arresti. le le autorita’ hanno effettuato tre arresti. Gli studenti si sono radunati nel campus dell’universita’ di Teheran, davanti alla facolta’ di medicina. Sul web circolano video che mostrano il raduno e gli studenti che scandiscono slogan. Per oggi, era stata convocata una manifestazione di protesta per “l’uccisione di persone innocenti” nel disastro aereo. Molte piu’ persone, una trentina, sono state arrestate per aver partecipato alle proteste di questi giorni.

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In questo quadro un accenno critico e’ stato riservato da Justin Trudeau a Washington: “Credo che se non ci fossero state tensioni e la recente escalation nella regione – ha detto il premier canadese riferendosi ai 57 connazionali morti nell’incidente – questi canadesi sarebbero a casa con le loro famiglie in questo momento” Il segnale che il momento e’ cruciale, per Teheran, e’ dato anche dall’annuncio che le preghiere di venerdi’ prossimo nel Paese saranno guidate dalla Guida suprema, l’ayatollah Ali Khamenei. La Guida Suprema parla al sermone del venerdi’ solo nei periodi di crisi: nel 2009, in concomitanza con le proteste contro la rielezione di Mahmoud Ahmadinejad alla guida del Paese; e poi nel 2011 per la ‘primavera araba’ del 2011. L’ultima volta che Khamenei tenne il sermone durante le preghiere del venerdi’ accadde nel febbraio del 2012, sempre in occasione delle proteste, all’epoca in corso in Medio Oriente, per la ‘primavera araba’.

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