L`Italia si caratterizza per livelli demografici estremi, da record, eccezionali: la struttura invecchiata per età, la bassa fecondità, la lunga transizione dei giovani allo stato adulto, i forti legami familiari, la lunga durata della vita, la veloce crescita della popolazione straniera. E` quanto emerso a Roma, al Cnel nel corso della presentazione del Rapporto Scientifico sulla Popolazione, curato dall`Associazione Italiana per gli Studi di Popolazione.
Le nascite sono la componente che è più direttamente, e stabilmente, connessa con l`eccezionalismo demografico italiano.
Il minimo storico raggiunto nel 2020 con 404.000 nati si è sovrapposto al baby bustindotto indotto dal Covid-19 ha solo accelerato ulteriormente una crisi già in atto. L`andamento delle nascite durante gli ultimi 20 anni è caratterizzato da tre periodi: una ripresa che, a partire dal minimo da record mondiale di lowest-low fertility del 1995 (1,19 figli per donna), caratterizza l`Italia fino al periodo della Grande Recessione, con un picco di 1,46 figli per donna nel 2010. Inizia poi il `tempo dell`incertezza`, durante il quale si sperimenta un declino quasi speculare alla precedente ripresa, con un nuovo minimo nel 2019 (1,27 in totale, e 1,18 per le donne italiane).
“Non è un caso che la dimensione della famiglia sia associata inequivocabilmente al rischio di povertà, in modo particolare nel nostro Paese. Cambiano i comportamenti familiari, ma il welfare italiano rimane eccezionale, in senso negativo, nell`incapacità di sostenere le famiglie numerose”, ha detto la consigliera del Cnel Cecilia Tomassini. Di contro l`Italia ha mostrato nel tempo un evidente progresso della speranza di vita alla nascita, che raggiunge nell`era pre-Covid-19 livelli non lontani dal record mondiale, superando gli 83 anni nel 2018. Anche in questo quadro essenzialmente roseo, si documentano importanti differenze sociali nella mortalità. Il 2020 è stato indelebilmente segnato dal Covid-19, con un incremento nel numero di decessi superiore ai 100.000, rispetto alla media dei cinque anni precedenti.
La crescita della popolazione italiana, fino al picco storico del 2015, è stata sostenuta negli ultimi anni in modo particolare dall`incremento dell`immigrazione, con un cambio stabile nel segno del ‘saldo migratorio’ (differenza tra immigrati ed emigrati nel corso di un anno), che diviene da negativo a positivo nel corso degli anni `90 del secolo scorso. L`andamento dei movimenti migratori nell`ultimo ventennio contribuisce a quadruplicare la popolazione straniera residente, che raggiunge una quota dell`8,8% al 1° gennaio 2020.
Nelle dinamiche socio-economiche c`è una componente che possiamo definire caratteristica dell`eccezionalismo italiano per quanto concerne il welfare: l`assenza di politiche rivolte alle nuove generazioni. La debolezza del welfare verso i giovani italiani li ha resi, oltre che più vulnerabili, anche più scoraggiati rispetto ai loro coetanei europei nella ricerca di un lavoro nel proprio Paese. Anche qui, l`Europa viene prima, con l`idea di Next Generation EU, che mostra come l`investimento per le nuove generazioni debba rappresentare la via da seguire per l`uscita dalla crisi generata dalla pandemia.
Insieme al livello di istruzione, all`età e alla generazione di appartenenza, un altro fattore importante che genera diseguaglianze all`interno della popolazione italiana è il luogo dove si nasce e si cresce. Il territorio italiano è eccezionalmente eterogeneo: oltre allo storico divario Nord-Sud, da qualche decennio si fa riferimento anche al divario centro-periferie, con comuni che attraggono, comuni che rimangono stagnanti e comuni che perdono in termini demografici. In conclusione, le riforme a partire dal 2021 dovranno tenere conto, secondo il Rapporto, dell`eccezionalismo demografico dell`Italia, aiutando il Paese ad affrontare i nodi irrisolti e in qualche modo ad avvicinarsi a una demografia `normale`. askanews