Italia non cresce, da Fitch a Moody’s rating nel mirino. Padoan ammette

Italia non cresce, da Fitch a Moody’s rating nel mirino. Padoan ammette
22 aprile 2017

Nel giorno in cui il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha detto da Washington che l’Italia sta crescendo “ma non abbastanza”, Fitch ha bocciato il nostro Paese portandone il rating a “BBB” da “BBB+”, due gradini sopra il livello speculativo, con outlook “stabile”. All’agenzia di rating non piace una storia fatta di “crescita economica debole” e di stime fiscali non centrate, cosa che risulta in un “fallimento nell’abbassare il debito pubblico molto alto” lasciando il Paese “più esposto a shock potenziali avversi”. A ciò si aggiunge un “aumento dei rischi politici” e la “debolezza del settore bancario”, che ha portato all’intervento pubblico di tre banche dal dicembre 2016 (Mps, Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca) e che va ad aggiungersi ai rischi al ribasso per l’economia e le finanze pubbliche. L’outlook associato a questo comparto è “negativo”, principalmente per via delle sfide nella riduzione dei crediti deteriorati (Npl).

Fitch non usa mezze parole; “L’Italia non ha raggiunto ripetutamente i target legati al rapporto debito/Pil, che è salito del 9,5% nel 2016 al 132,6%. Si tratta di un dato che è l’11,2% più alto del programma di stabilità del 2013”, l’anno in cui l’agenzia di rating aveva bocciato il nostro Paese a “BBB+”. Quel dato, si legge nel rapporto, si confronta con un 41,5% della media dei Paesi con un rating pari a “BBB”. Fitch stima che il debito pubblico italiano raggiunga un picco al 132,7% del Pil nel 2017 scendendo “solo gradualmente” al 129,3% nel 2020. Secondo il Fondo monetario internazionale, quest’anno salirà al 132,8% per poi scendere al 131,6% nel 2018 e portarsi al 121,3% nel 2022. Il Documento di economia e finanza (Def), approvato dal Consiglio dei ministri l’11 aprile 2017, stima un debito/Pil al 132,5% nel 2017 e al 131% nel 2018. Dopo il referendum istituzionale e le dimissioni del premier Matteo Renzi, anche Moody’s aveva abbassato da stabile a negativo l’outlook sul debito dell’Italia e aveva lasciato capire che il rating poteva essere rivisto da ‘Baa2’ a valori inferiori. S&P per ora prende invece tempo e ha lasciato il merito di credito dell’Italia a ‘Bbb-‘ con prospettive stabili. Anche la canadese Dbrs, la quarta agenzia di rating al mondo, ha tagliato lo scorso gennaio il giudizio sull’Italia da ‘A’ a ‘BBB’ con outlook stabile.

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