Nel giorno in cui il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha detto da Washington che l’Italia sta crescendo “ma non abbastanza”, Fitch ha bocciato il nostro Paese portandone il rating a “BBB” da “BBB+”, due gradini sopra il livello speculativo, con outlook “stabile”. All’agenzia di rating non piace una storia fatta di “crescita economica debole” e di stime fiscali non centrate, cosa che risulta in un “fallimento nell’abbassare il debito pubblico molto alto” lasciando il Paese “più esposto a shock potenziali avversi”. A ciò si aggiunge un “aumento dei rischi politici” e la “debolezza del settore bancario”, che ha portato all’intervento pubblico di tre banche dal dicembre 2016 (Mps, Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca) e che va ad aggiungersi ai rischi al ribasso per l’economia e le finanze pubbliche. L’outlook associato a questo comparto è “negativo”, principalmente per via delle sfide nella riduzione dei crediti deteriorati (Npl).
Fitch non usa mezze parole; “L’Italia non ha raggiunto ripetutamente i target legati al rapporto debito/Pil, che è salito del 9,5% nel 2016 al 132,6%. Si tratta di un dato che è l’11,2% più alto del programma di stabilità del 2013”, l’anno in cui l’agenzia di rating aveva bocciato il nostro Paese a “BBB+”. Quel dato, si legge nel rapporto, si confronta con un 41,5% della media dei Paesi con un rating pari a “BBB”. Fitch stima che il debito pubblico italiano raggiunga un picco al 132,7% del Pil nel 2017 scendendo “solo gradualmente” al 129,3% nel 2020. Secondo il Fondo monetario internazionale, quest’anno salirà al 132,8% per poi scendere al 131,6% nel 2018 e portarsi al 121,3% nel 2022. Il Documento di economia e finanza (Def), approvato dal Consiglio dei ministri l’11 aprile 2017, stima un debito/Pil al 132,5% nel 2017 e al 131% nel 2018. Dopo il referendum istituzionale e le dimissioni del premier Matteo Renzi, anche Moody’s aveva abbassato da stabile a negativo l’outlook sul debito dell’Italia e aveva lasciato capire che il rating poteva essere rivisto da ‘Baa2’ a valori inferiori. S&P per ora prende invece tempo e ha lasciato il merito di credito dell’Italia a ‘Bbb-‘ con prospettive stabili. Anche la canadese Dbrs, la quarta agenzia di rating al mondo, ha tagliato lo scorso gennaio il giudizio sull’Italia da ‘A’ a ‘BBB’ con outlook stabile.