di Daniele Di Mario
Nuovo psicodramma nel Pd. A provocare l’ennesimo scossone tra i Democratici è la legge di Stabilità, che segna ancor più la distanza tra Matteo Renzi e la minoranza del suo partito. Quest’ultima – secondo l’accusa dello stato maggiore renziano – ormai è una costola dell’opposizione al governo. La goccia che fa traboccare per l’ennesima volta il vaso è la conferenza stampa tenuta ieri alla Camera da Giuseppe Civati, Stefano Fassina, Gianni Cuperlo, Alfredo D’Attorre e Margherita Miotto per presentare 8 emendamenti al disegno di legge di Stabilità. La minoranza chiede, soprattutto, che gli 80 euro e il bonus bebè siano distribuiti a partire dalle fasce più povere della popolazione. “Vogliamo provare a correggere il segno della politica economica del governo che non affronta in modo adeguato i drammatici problemi del Paese – spiega Fassina – Il primo obiettivo è il contrasto alla povertà e all’impoverimento che riguarda fasce sempre più larghe del ceto medio. C’è un’emergenza povertà e vorremmo concentrare le risorse esistenti su chi ne ha più bisogno”. Altri emendamenti riguardano la “decontribuzione” fiscale disposta dal Jobs Act “sui contratti a tempo indeterminato” e l’emergenza idrogeologica cui andrebbero gli introiti derivanti dalle privatizzazioni.
Un altro emendamento invece affronta i dati “agghiaccianti” del Mezzogiorno e prevede che “che la quota di risorse che viene dal dimezzamento del cofinanziamento all’Ue deve rimanere al Sud”. “Noi dichiariamo guerra solo alla povertà e ci siamo mossi nel perimetro disegnato dal governo – spiega Fassina respingendo l’idea di emendamenti in chiave anti-Renzi – Questo è il modo di far vivere un coordinamento a partire da posizioni di merito, non contro qualcuno, non per boicottare. Teniamo conto delle posizioni del governo e facciamo proposte”. Un’iniziativa che non va però giù ai renziani. “Trova le differenze, se ci sono… #aguzzalavista”. Sceglie l’ironia Roberto Giachetti (Pd) per indicare quello che secondo lui è il futuro delle minoranze Dem, postando su Twitter, una accanto all’altra, la “foto di Vasto” che ritrae Bersani, Vendola e Di Pietro, e quella dei cinque “dissidenti”. Ernesto Carbone attacca: “Altro che metodo democratico, altro che discussione e confronto interno. A parole si dice di volere il bene della casa comune, nei fatti ci si comporta come se non se ne facesse parte. È incredibile che parlamentari, che fino a prova contraria fanno parte di un gruppo politico, convochino una conferenza stampa per illustrare emendamenti alla legge di Stabilità pensati e redatti senza tener conto di una discussione nel gruppo e nella commissione”.
Duro anche il senatore del Pd Andrea Marcucci: “Fare conferenze stampa contro le misure del proprio partito e del proprio governo ha dell’incredibile. A parole si dice di far parte della ditta, mentre nei fatti si lavora contro”. Marcucci accusa la minoranza di voler spettacolarizzare il dissenso per cercare lo scontro con Renzi “ogni oltre logica del buon senso”. “Non abbassiamo il livello della discussione a pettegolezi da bar, non ho tempo da perdere”, replica Francesco Boccia che ieri l’altro aveva rivolto un appello agli ex Ds per riunire le minoranze. Il capogruppo Pd alla Camera, Roberto Speranza, prova a stemperare gli animi, sottolineando che le modifiche presentate dalle minoranze del Pd “rafforzano l’attenzione sociale del provvedimento, in particolare per le fasce più deboli. Questo è il senso politico degli emendamenti e spero si lavorerà per assumerne una parte significativa. In Parlamento c’è un confronto aperto con tutti. Il tema di fondo è come si sta in un partito plurale e anche il Pd come soggetto di cambiamento”.