Lo chiamano il “Borgo della Pace”: si trova a 1000 metri d’altezza e ha più di 700 anni di storia | I 3000 abitanti ti accolgono con la ricotta calda calda

Caltabellotta - (FAI) - IlFogliettone.it

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Un paesino che vanta una storia importante, qui nel 1.300 sono stati firmati dei trattati di pace, qui si conservano usanze e tradizioni.

Caltabellotta, incastonata tra le montagne della provincia di Agrigento, offre un panorama spettacolare che si estende dalle coste trapanesi fino all’Etna. Le sue alture dolomitiche, interrotte da affioramenti rocciosi e vegetazione mediterranea, conferiscono al borgo un aspetto suggestivo e unico nel suo genere. La posizione elevata ha reso il sito un naturale baluardo di difesa nei secoli, segnandone la storia e l’architettura.

Le origini di Caltabellotta affondano nella storia antica, quando era conosciuta con il nome greco di Triocala. La denominazione derivava dalle tre grandi ricchezze del luogo: l’abbondanza di acque sorgive, la fertilità del suolo e l’imprendibile posizione difensiva. Con l’arrivo degli Arabi nell’849, il borgo assunse il nome di Qal’at al Ballut, ovvero “rocca delle querce”, un chiaro riferimento alla vegetazione che ancora oggi caratterizza il territorio.

Con la cacciata degli Arabi intorno all’anno 1000, Caltabellotta divenne un importante presidio normanno. I nuovi dominatori edificarono il castello sulla vetta del monte, noto come “Lu Pizzu”, che ancora oggi domina il panorama. La fortezza divenne un punto strategico per il controllo dell’isola e teatro di numerosi eventi storici che segnarono la Sicilia medievale.

Uno degli avvenimenti più significativi della storia del borgo avvenne nel 1302, con la firma della cosiddetta “Pace di Caltabellotta”. Questo trattato pose fine alla prima fase della guerra del Vespro, segnando la divisione del Regno di Sicilia e il definitivo insediamento degli Aragonesi sull’isola. Il negoziato, condotto tra Carlo di Valois e Federico III d’Aragona, sancì un nuovo equilibrio politico nel Mediterraneo.

Una comunità ebraica fiorente

Tra il XIV e il XV secolo, Caltabellotta ospitò una delle comunità ebraiche più influenti della Sicilia. La città vide la nascita di Guglielmo Raimondo Moncada, figura di spicco dell’Umanesimo italiano e profondo conoscitore della cabala, che divenne maestro di Pico della Mirandola. La presenza ebraica contribuì allo sviluppo economico e culturale del borgo, fino all’espulsione degli Ebrei dall’isola nel 1492.

Nel 1336, Caltabellotta fu elevata a contea e passò sotto il dominio dei Peralta, per poi essere governata dai conti Luna, dai Moncada e infine dai Toledo. Ogni famiglia nobiliare lasciò il proprio segno nell’architettura e nell’urbanistica del paese, con la costruzione di chiese, palazzi signorili e strutture difensive.

Caltabellotta - (FAI) - IlFogliettone.it
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Patrimonio storico e naturale

Oltre alla sua storia, Caltabellotta conserva un prezioso patrimonio naturalistico. Il borgo è circondato da uliveti e vigneti, elementi che ne definiscono l’economia e la cultura locale. Le sorgenti d’acqua, un tempo celebrate dai Greci, continuano ad alimentare il territorio, mantenendo vivo il legame con le sue antiche radici. Passeggiare per Caltabellotta significa immergersi in un viaggio tra passato e presente. Per i visitatori più avventurosi, la salita fino al castello normanno offre un panorama impareggiabile, con una vista che si estende fino al Mar Mediterraneo e alle cime dei monti Sicani.

Non solo, a Caltabellotta si pratica anche il turismo esperienziale tra pascoli e greggi. I turisti visitano i caseifici, per poi gustare la ricotta. Qui ancora si usa vendere i prodotti porta a porta, proprio come si faceva un tempo. Paolo Marsala, imprenditore caseario racconta: “Durante la pandemia ho portato la ricotta appena fatta con il siero caldo davanti alla porta, la gente è impazzita. Dal latte del 1920 al prodotto finito del 2022. Ho dato nuovo valore a ciò che faccio. Il mio è un impiego stagionale. A settembre i miei animali cominciano a partorire, pascolano allo stato brado, in maniera libera, nella tranquillità più assoluta“.