Testa a testa; Lucia Borgonzoni stacca di due punti percentuali Stefano Bonaccini; la candidata del centrodestra sfiora il soprasso; il governatore uscente allunga di quattro punti percentuali. È andata avanti così per circa due mesi, rimarcando i flop che continuano ad inanellare i sondaggisti. E gli otto punti percentuali che dividono il riconfermato governatore dell’Emilia Romagna dall’esponente leghista ne sono una conferma. Numeri e percentuali al vento, dunque? Certo che no, ma come molti addetti ai lavori, la metodologia del sondaggio dovrebbe essere rivista alla luce di nuove e più complesse forme di comunicazioni, e di una società che cambia pelle più del previsto. Di certo, sulla schiacciante vittoria di Bonaccini nessuno aveva scommesso. I primi sondaggi già erano fuori strada. Come quello dello scorso 14 novembre quando a La7 la Emg Acqua dava in vantaggio di mezzo punto percentuale il governatore uscente rispetto all’ex sottosegretario del Carroccio. La macchina dei sondaggi già si era messa in moto per spegnersi due settimane prima dell’apertura delle urne.
A metà dicembre irrompono sui media altre rivelazioni. Uno studio di Demopolis, realizzato per alcune testate emiliane, quindi locali, dava l’ennesimo testa a testa tra il presidente della Regione uscente e la candidata del centrodestra: 46 per cento dei consensi, mentre l’avversaria 44%. Bonaccini resta avanti su Lucia Borgonzoni ma di poco, sentenziava invece la NotoSondaggi per Porta a Porta. In particolare, secondo la rilevazione, il margine di vantaggio del governatore uscente si era assottigliato nell’ultimo mese: l’11 dicembre Bonaccini stava tra il 45-49 e Borgonzoni 41-45 per cento. Lo scorso 9 gennaio, sempre secondo lo stesso sondaggista, il dato dell’esponente leghista era costante, mentre quello del presidente dem era leggermente sceso, attestandosi tra 43-47 per cento. E ancora. Un elaborato della Cattaneo Zanetto &Co datato 23 gennaio riporta che il 47,7 per cento voterebbe la Bergonzoni e il 45 per cento Bonaccini. Il giorno successivo, in un documento la Tecnè riporta che la candidata del centrodestra è al 45,5 per cento e l’avversario al 44 per cento; al 16 gennaio, la leghista al 44,5 per cento e l’esponente Pd al 45 per cento. Potremmo andare avanti. Nessun sondaggista, tra l’altro, aveva parlato di un boom dell’affluenza alle urne. Fattore che decisamente avrà spiazzato gli stessi addetti ai lavori. Alcuni specialisti del settore rilevazioni, addebitano alcuni errori anche a questioni di soldi. In altri termini, a pesare su certi non lusinghieri risultati ci sarebbe probabilmente il fatto che, per risparmiare, si effettuano exit poll su un campione ridotti.
Non è certo nuova, la questione dei flop dei sondaggisti. Basta risalire ai risultati delle Regionali in Umbria 2019. I dati definitivi hanno visto Donatella Tesei (centrodestra) imporsi con il 57,5 per cento dei voti, staccando di 20 punti Vincenzo Bianconi (centrosinistra-M5s). Ma prima del verdetto tutte le rilevazioni sulle intenzioni di voto avevano sempre stimato un gap tra i due principali candidati inferiore ai dieci punti percentuali. In qualche caso addirittura era stato segnalato un testa a testa tra candidata del centrodestra e candidato di centrosinistra e Movimento 5 Stelle. Come il sondaggio dell’istituto demoscopico Noto diffuso lo scorso 10 ottobre nel corso di Porta a Porta attribuiva alla Tesei un consenso tra 47-51 per cento e a Bianconi invece veniva indicato tra 39-43 per cento. O come la rilevazione realizzata tra il 5 e l’8 ottobre e presentata l’8 ottobre durante il programma di Raitre Cartabianca che stimava Bianconi avanti di pochi punti decimali, al 29,7 per cento, contro il 29,4 di Tesei. Sono note le polemiche scoppiate allora contro la tv pubblica.